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Source: EC Audiovisual Service

29.04.2025 - Europe Direct

Europa e difesa – Verso una difesa comune europea?

“LE PAROLE PER CAPIRE L’EUROPA. Enciclopedia del cittadino”. L’appuntamento mensile con i Centri Europe Direct del Piemonte per approfondire i temi prioritari di intervento della nuova Commissione europea.

Che cos’è davvero la “difesa europea”? In che modo gli Stati membri dell’UE collaborano su questo fronte e come si stanno organizzando per rispondere alle minacce alla sicurezza, sempre più vicine e concrete?

Queste le tematiche principali affrontate in occasione del sesto e ultimo appuntamento con “Le parole per capire l’Europa”, format organizzato dai centri Europe Direct di Cuneo, Torino e Vercelli, che prevede sei incontri volti ad approfondire il panorama europeo attuale partendo dalla riflessione su alcune parole chiave. Gli incontri online, della durata di un’ora, sono destinati ai ragazzi delle scuole superiori.

Il quinto incontro, svoltosi il 27 febbraio 2025, ha trattato il tema della non discriminazione, di quali sono le leggi europee in questo campo e di quali tutele godono i cittadini e le cittadine.

Durante il sesto e ultimo incontro, dedicato al tema della gestione della difesa europea, tenutosi il 20 marzo 2025, sono intervenuti Alberto Miglio, docente di diritto dell’Unione europea presso l’Università di Torino, e Paola Lo Bue Oddo, funzionaria europea specializzata in sicurezza e affari interni, attualmente legal officer per la Direzione Generale dell’industria della difesa e dello spazio (DG DEFIS).

La questione della difesa europea, è tanto complessa quanto attuale, e coinvolge equilibri internazionali, decisioni politiche e investimenti economici. Ma esiste una “difesa europea”? La domanda è semplice, la risposta molto meno: ad oggi, non esiste un esercito europeo né una vera e propria difesa comune. Ogni Paese dell’Unione ha ancora le proprie forze armate e una propria politica militare. Tuttavia, esiste una cooperazione crescente tra gli Stati membri, attraverso quella che viene chiamata la Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).

Questa politica, però, funziona in modo diverso rispetto ad altri ambiti europei come l’economia o l’ambiente: le decisioni sono prese solo all’unanimità dagli Stati membri, e la Commissione europea non ha potere decisionale in materia di difesa.

L’Europa è un’alleanza militare? Nel Trattato sull’Unione europea esiste una clausola (articolo 42.7) che obbliga gli Stati a “prestare aiuto e assistenza” a un altro Stato membro in caso di aggressione armata. È un principio simile a quello su cui si basa la NATO ma, di fatto, è stato applicato una sola volta, nel 2015, quando il Governo francese lo invocò in risposta agli attentati terroristici che il 13 novembre colpirono Parigi.

In pratica, però, la sicurezza dell’Europa è oggi ancora garantita in gran parte dalla NATO, l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti. E questo solleva interrogativi: cosa succederebbe se questo supporto venisse meno? La guerra in Ucraina ha dimostrato quanto la pace e la stabilità possano essere fragili.

Proprio in questo contesto, la Commissione europea ha presentato di recente un piano chiamato ReArm Europe, che punta a rafforzare le capacità di difesa degli Stati membri. Non si tratta di creare un esercito comune, ma di aiutare i Paesi a spendere meglio, congiuntamente, e in Europa.

Tra le misure previste:

·         più flessibilità nell’uso del debito pubblico per investimenti in difesa;

·         l’utilizzo di un fondo comune europeo (chiamato “SAFE”) per finanziare l’acquisto di armamenti;

·         la possibilità di riutilizzare fondi europei già esistenti per scopi militari.

Anche se non decide sulle missioni militari, la Commissione europea ha un ruolo importante nel sostenere l’industria della difesa, per ridurre la dipendenza da fornitori esterni e rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa.

Il principale strumento è il Fondo Europeo per la Difesa (EDF), che finanzia ricerca e innovazione nel settore, coinvolgendo aziende, università e anche start-up. Due anni fa, l’aggressione ingiustificata della Russia nei confronti dell'Ucraina, ancora in corso, ha segnato il ritorno di un conflitto ad alta intensità nel nostro continente. La strategia industriale europea della difesa (EDIS) definisce una visione chiara a lungo termine per conseguire la prontezza industriale alla difesa nell'Unione europea.

Sono stati poi attivati anche altri programmi:

·         EDIRPA, per facilitare gli acquisti militari congiunti tra più Stati;

·         ASAP, nato nel 2023 per aumentare la produzione europea di munizioni e missili;

·         EUDIS, che apre le porte dell’innovazione difensiva anche a piccole e medie imprese.

Inoltre, lo scorso 5 marzo la Commissione ha presentato la proposta legislativa per un programma europeo di investimenti nel settore della difesa (EDIP), un piano a lungo termine per modernizzare l’industria della difesa europea, ancora in fase di approvazione. La strategia delinea le sfide cui deve far fronte attualmente la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB), ma anche l'opportunità di sfruttare appieno il potenziale di quest'ultima, e indica la direzione da seguire per il prossimo decennio. Per accrescere la prontezza industriale europea alla difesa, gli Stati membri devono investire di più, meglio, insieme e in Europa. Per aiutare gli Stati membri a conseguire tali obiettivi, la strategia industriale europea della difesa presenta una serie di azioni volte a migliorare ulteriormente la competitività, la resilienza e la capacità dell'EDTIB di soddisfare le esigenze di difesa a lungo termine dell'UE. Inoltre contribuisce alla ripresa, alla ricostruzione e alla modernizzazione della difesa ucraina.

Oggi le minacce alla sicurezza non sono solo militari: cyberattacchi, disinformazione, instabilità politica, terrorismo, fino ai conflitti ai confini dell’Unione. Nessuno Stato può affrontare tutto questo da solo. L’Europa, tra limiti istituzionali e nuove iniziative, si sta muovendo su questo fronte nell’ottica che la collaborazione non solo rafforza la sicurezza, ma consente anche di risparmiare risorse e costruire una risposta più efficace.

In un’epoca in cui l’impegno degli Stati Uniti per la difesa dell’Europa non può più essere dato per scontato, cresce la consapevolezza che l’Unione debba assumersi più responsabilità. La difesa europea non è (ancora) una realtà, ma i primi passi concreti sono stati fatti. E il dibattito, ormai, è apertissimo.

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