La disinformazione, le informazioni errate o false condivise involontariamente, possono essere estremamente dannose.
Fortunatamente, esistono strategie per combattere le informazioni false e manipolate. Il debunking – che dimostra che un'informazione è falsa e mostra invece ciò che è vero – e il prebunking – che avverte in anticipo dei tentativi di manipolazione o delle tipiche strategie fuorvianti – vengono sempre più spesso adottate dai cosiddetti “fact checkers”, dalle autorità o dalle scuole.
Uno studio condotto dal JRC, pubblicato di recente sulla rivista scientifica "Nature", ha confermato che sia il prebunking che il debunking possono essere efficaci nel contrastare una serie di dichiarazioni errate ad esempio sul cambiamento climatico e sui vaccini contro il COVID-19. Entrambi possono ridurre l’accettazione di affermazioni false, la loro valutazione come credibile e la probabilità di condividere disinformazione. Supponendo che il livello di fiducia nella fonte che smentisce una notizia falsa abbia una certa rilevanza, gli autori di questa ricerca hanno altresì esplorato in che misura il ruolo di un'autorità pubblica nello “smascherare” un’informazione falsa possa influenzare i risultati. Nel complesso, lo studio ha rilevato che il debunk da parte di un'autorità pubblica funzioni leggermente meglio, rispetto a quello che condurrebbe un soggetto neutrale, per le persone che hanno fiducia in questa autorità. Tuttavia, l’aspetto preoccupante è che per le persone con bassi livelli di fiducia, l'intervento di debunking dell'autorità pubblica si rivela essere addirittura controproducente nell'intaccare la credibilità della disinformazione.
Un migliore “targeting” potrebbe essere utile in questo senso. Nel contrastare la disinformazione sulle malattie, ad esempio, potrebbe essere utile affidarsi agli operatori sanitari, che tendono a godere di elevati livelli di fiducia nel loro campo.
Una novità di questo studio è che ha raccolto dati da partecipanti europei, mentre molti studi correlati erano stati basati su campioni statunitensi. Hanno partecipato oltre 5 mila persone provenienti da Germania, Grecia, Irlanda e Polonia.
Lo studio prosegue il lavoro di lunga data dell'UE sulla lotta alla disinformazione e alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze straniere, esemplificato dal progetto faro EU vs Disinfo, la piattaforma online istituita nel 2015 per prevedere, affrontare e rispondere meglio alle campagne di disinformazione della Federazione russa che riguardano l’Unione europea, i suoi Stati membri e i paesi confinanti comuni. Parallelamente, l'Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO) e i suoi hub hanno svolto un ruolo chiave nel monitoraggio e nella denuncia delle campagne di disinformazione, nella sensibilizzazione e nella promozione dell'alfabetizzazione mediatica in vista delle elezioni del Parlamento europeo.
Per aiutare gli enti pubblici a comunicare in modo più efficace, il JRC ha anche pubblicato una relazione sulle comunicazioni pubbliche affidabili e ha formulato raccomandazioni da seguire come ad esempio il riconoscimento delle preoccupazioni dell'opinione pubblica prima di elaborare soluzioni politiche.
La Commissione europea pone sempre l’informazione attendibile al centro della sua politica. In definitiva si può dire che una prova attendibile guida una buona politica e una buona politica guida la fiducia, e la fiducia è alla base delle nostre istituzioni democratiche e dei nostri valori europei.
Nel complesso panorama digitale e mediatico di oggi, i cittadini devono diventare più resistenti alla disinformazione. L'alfabetizzazione mediatica può essere di grande aiuto, rafforzando il pensiero critico e aiutando i cittadini a orientarsi meglio nelle informazioni, soprattutto online, e a identificare e contrastare la disinformazione.
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