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Source: EC Audiovisual Service

09.09.2024 - Europe Direct

Arnie intelligenti e api robot: una svolta per l’apicoltura sostenibile

Siamo ben consapevoli che le api sono essenziali per l'impollinazione delle piante selvatiche e di molte colture alimentari. Tuttavia, il numero di impollinatori selvatici in Europa e nel mondo sta diminuendo rapidamente a causa dell'impatto combinato del cambiamento climatico, della perdita di habitat e dell'uso diffuso di pesticidi.

I ricercatori finanziati dall'UE utilizzano i big data e le tecnologie intelligenti per migliorare le condizioni delle api e orientare l’attività degli apicoltori. Ma in che modo gli alveari ad alta tecnologia potrebbero aiutare le api a sopravvivere e prosperare?

Grazie al progetto B-GOOD, un'iniziativa di ricerca a livello europeo finanziata dall'UE, il professor Dirk De Graaf – direttore del Laboratorio di entomologia molecolare e patologia delle api presso l'Università di Gand, in Belgio – e un team di ricercatori europei hanno unito le forze per creare un sistema di monitoraggio in grado di identificare i problemi in un alveare e di fornire consigli personalizzati all'apicoltore su come intervenire. È stato infatti sviluppato una sorta di favo digitale, una sottile scheda elettronica dotata di vari sensori attorno alla quale le api costruiscono i loro favi: in questo modo è possibile trasmettere dati ai ricercatori in tempo reale e di conseguenza capire quali sono i parametri che contribuiscono maggiormente allo stato di salute di una colonia, dando la possibilità di identificare quelle che necessitano di intervento. L'obiettivo è promuovere l'uso di questi strumenti in tutta la comunità degli apicoltori, il che consentirà la raccolta di dati su larga scala.

Un importante studio condotto dal team del professor Thomas Schmickl, docente di zoologia presso l'Università di Graz, in Austria, sta esplorando l'uso di tecnologie all'avanguardia per supportare la salute delle api nell'ambito di un'altra iniziativa di ricerca finanziata dall'UE, chiamata HIVEOPOLIS. Schmickl è il fondatore dell'Artificial Life Lab (ALL) presso l'Università di Graz, un laboratorio di ricerca internazionale e interdisciplinare che conduce ricerche nei settori dell'intelligenza di sciame, dell'auto-organizzazione, della robotica di sciame e degli algoritmi di ispirazione biologica. Gran parte del lavoro svolto dall’ALL si basa sull'ispirazione alla natura per orientare i progressi della robotica; in HIVEOPOLIS, i ricercatori stanno facendo l’operazione inversa, esaminando come i progressi nella robotica potrebbero aiutare l’ecosistema naturale.

Come il team B-GOOD, i ricercatori HIVEOPOLIS hanno sviluppato un favo digitale dotato di sensori. Misurando le temperature in diversi punti dell'alveare, i ricercatori possono mappare efficacemente cosa sta succedendo al suo interno. Ma i favi digitali non hanno quest’unica funzione: possono essere attivati ​​per riscaldare determinate parti di un alveare, il che, secondo Schmickl, potrebbe fare un'enorme differenza nei tassi di sopravvivenza, specie col clima rigido in inverno.

Se inizialmente non era chiaro come le api avrebbero reagito alla tecnologia, gli esperimenti hanno confermato, tuttavia, che non solo hanno reagito positivamente, ma l'intelligenza dello sciame risponde ai cambiamenti di temperatura riducendo la produzione di calore delle api stesse, aiutandole a risparmiare energia.

Ispirandosi al lavoro del ricercatore austriaco Karl von Frisch, che si occupò di decifrare la “danza” delle api, il team HIVEOPOLIS ha studiato anche la possibilità di comunicare con le api in un modo particolarmente originale. È stata infatti sviluppata un'ape robot “danzante” che ha permesso di notare che le api potrebbero essere disposte a seguire l'esempio di un loro simile in “versione” digitale. Di conseguenza, il team di ricercatori ritiene che questo meccanismo potrebbe potenzialmente guidare le api verso siti di foraggiamento sicuri e lontano da aree pericolose, come quelle contaminate da pesticidi o malattie.

Prima di lasciare che il libero mercato utilizzi queste tecnologie su scala più ampia però, i ricercatori hanno ancora necessità di comprendere meglio come funziona questa “danza” unica nel suo genere.

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