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22.09.2023 - Cultura

Mostre | Immaginare l'invisibile e Il piacere della pittura

Venerdì 29 settembre alle 18, a Palazzo Samone, via Amedeo Rossi 4, saranno inaugurate due mostre che fanno parte del progetto "grandArte - Tra grandi nomi e giovani emergenti" sostenuto dalla Regione Piemonte: Immaginare l'invisibile - Mostra antologica delle opere di Gianni Del Bue - 1968-2023 e Il piacere della pittura dell'artista Lucio Mastrolia.
Le mostre saranno visitabili dal 29 settembre al 5 novembre 2023 il venerdì, il sabato e la domenica dalle 16 alle 19, con ingresso libero. Per informazioni scrivere a info@grandarte.it

Il piacere della pittura
dell'artista Lucio Mastrolia 

L’evento si avvale del patrocinio del Comune di Cuneo e del Comune di Bra. La mostra dell'artista Lucio Mastrolia viene allestita anche con finalità benefiche a sostegno della Fondazione Ospedale Cuneo ONLUS. Alcune opere saranno messe a disposizione del pubblico che voglia in questo modo, attraverso una donazione liberale, contribuire alla realizzazione dei progetti avviati dalla Fondazione in favore dell'Ospedale di Cuneo.

Il carattere specifico della pittura di Lucio Mastrolia risiede nella spontanea attrazione per le forme e i colori di gusto post-impressionistico, interpretato con semplicità disegnativa e vivacità coloristica. L’indole naturale che lo contraddistingue è propriamente quella del pittore autodidatta, attratto dal piacere ancestrale di adoperare i pennelli e i colori per dare corpo concreto alle immagini che gli si pongono di fronte agli occhi o che sono frutto di una sua fresca vena immaginativa.
Se consideriamo l’ambito squisitamente figurativo, gli spunti tematici del suo bisogno di dipingere possono essere diversi: si va dall’autoritratto alle scene di vita quotidiana delle popolazioni latinoamericane, dal repertorio iconografico dell’antico popolo dei Maya alla raffigurazione di sculture dell’arte classica o rinascimentale, dagli scorci di antichi insediamenti urbani o di note città d’arte inserite in contesti paesaggistici o ancora di contesti metropolitani rivisitati con intento visionario e surreale alle vedute di piacevoli interni domestici, in cui sono presenti comuni oggetti di arredo, insieme a bottiglie, bicchieri, vasi di fiori e fruttiere, il tutto reso vivace e attraente per gli occhi, grazie alla presenza dei timbri coloristici puri e all’impiego dello stile espressionistico di derivazione fauve, con echi anche da Van Gogh, accompagnato dall’utilizzo di colori vividi, fluidi ed essenziali.
Si può senz’altro affermare che l’attrazione coinvolgente e impellente per la figurazione sia avvertita da Mastrolia con lo spirito sostanzialmente espresso dall’artista accostabile al linguaggio rappresentativo caratteristico della “Naïve Art”.
Le sue opere pittoriche, poi, non disdegnano affatto di confrontarsi con la pittura astratta di impronta più squisitamente informale, di tipo sia segnico che materico. Lucio si dimostra qui al massimo della sua sincerità comunicativa, libero di lasciar fluire all’esterno il suo più intimo “duende”, per dirla con la cultura spagnola rappresentata da un Federico Garcia Lorca, ovvero la sua forza espressiva più inconscia e incontrollabile.
Enrico Perotto

Immaginare l'invisibile 
Mostra Antologica delle opere di Gianni Del Bue
1968 - 2023

La mostra presenta un percorso espositivo che intende documentare cinquantacinque anni di attività creativa di Gianni Del Bue, attraverso una selezione di circa cinquanta opere che si possono considerare tra le più significative che il pittore di Naviante ha realizzato nell’arco della sua intera carriera artistica.

Gianni Del Bue è un pittore, un vero pittore, anche e soprattutto per l’indole trasognata della sua personalità di artista ‘nato sotto Saturno’, che non può fare a meno di dipingere. E il fare pittura di Gianni ci conduce alla fonte più intima e genuina di ciò che si può intendere per immagine: un luogo di trasformazione, di reinvenzione dello sguardo puntato sul mondo secondo schemi unificanti, sperimentando altre forme di conoscenza, anche se destabilizzanti, del visibile.
Del Bue ha vissuto la sua stagione creativa giovanile attratto, dapprima, dagli esempi esclusivi di quella che il critico d’arte statunitense Clement Greenberg ha chiamato “astrazione post-pittorica”, dominata da una pittura bidimensionale di tipo analitico-geometrica, ben presto abbandonata a favore di una ricerca di  sovrapposizioni di elementi grafici semplificati e connotati di vita naturale e oggettuale, seguiti, poi, dai guizzi bizzarri di tutta una serie di fantasmagorie policrome micro-corpuscolari e micro-figurative e dagli inserti giocosi di trame disegnate ad ago e filo, sospese tra verità e finzione, superficie e profondità. Il discorso figurale di Del Bue si orienta, quindi, sempre più in direzione di una metamorfosi di immagini libere, decontestualizzate e colte, che hanno il gusto ironico e arguto di una consapevole forma di naiveté, pervasa di figure, oggetti e luoghi del tutto stranianti e spiazzanti, ambientati tra il Tanaro e il Mincio, tra le Langhe e la città di Mantova. Di fronte ai nostri occhi si dispiegano ammalianti microstorie urbane e campestri, che emanano sapori e rilasciano umori di parlate vernacolari. Il tutto è mascherato da rinati cicli anacronistici di scene fiabesche, in cui sopravvivono ‘immagini-fantasma’ e si ripropongono montaggi di ‘memorie di immagini’ e ancora si assiste a un loro riuso sistematico, a un prelievo o ‘furto’ effettuato da un variegato orizzonte di linguaggi visuali (dalla grafica pubblicitaria al cinema e ai fumetti). Grazie al fatto di esserci lasciati cadere nelle trappole visive tese da Dal Bue per catturarci all’interno delle sue opere, siamo trasformati in cacciatori di illusioni, ovvero in soggetti via via allenati a percepire l’intreccio visionario delle sue esperienze di vita. Nei suoi dipinti, si può davvero affermare che lo sguardo si perde tra arguzie, desideri, fantasie, paradossi e stupori, che affondando nelle profondità nascoste in superficie, negli interstizi del tempo intessuto di azioni umane inspiegabili tanto quanto gli enigmi figurali di Del Bue.
Enrico Perotto

 

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