La stagione teatrale 2016/2017 del Teatro Toselli - frutto della collaborazione del Comune di Cuneo con la Fondazione Piemonte dal vivo - sarà fittissima. Vi contribuiranno grandi registi, autori tra i più originali attivi oggi in Italia, interpreti intensi, protagonisti della scena sia nazionale che internazionale. «Artisti che, ne siamo certi – dichiara l’Assessore alla cultura Alessandro Spedale – sapranno donare al pubblico emozioni indimenticabili».
Si comincia domenica 23 ottobre con il nuovo spettacolo di Alessandro Gassmann che mette in scena QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO nella versione adattata da Dale Wasserman per Broadway (poi divenuta sceneggiatura per il capolavoro cinematografico di Miloŝ Forman con protagonista Jack Nicholson), del celebre romanzo di Ken Kesey. Grazie al talento registico di Gassmann, caratterizzato da un’inconfondibile cifra stilistica elegante e al tempo stesso appassionata, la drammaturgia di Wasserman torna in scena in una versione rinnovata, grazie alla collaborazione dello scrittore Maurizio De Giovanni che ne firma una versione inedita e non meno folgorante dell’originale. “La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto d’accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e fa riflettere”. A. Gassmann
Domenica 13 novembre sarà la volta di COME VI PIACE, per la regia è di Leo Muscato, affermato regista di prosa e lirica. Una fra le commedie di William Shakespeare più amate e allestite in tutto il mondo, forse perché fra le più poetiche e divertenti che abbia scritto il Bardo... Un luogo in cui tutto può accadere e dove l’ilarità prende il sopravvento su ogni cosa. L’opera inizia con dei fatti che sembrano preludere a tutt’altro: due fratelli si picchiano a sangue per questioni di soldi ed eredità; uno di loro inizia anche a tramare per la morte dell’altro. Un Duca amato da tutti viene spodestato e messo al bando da un suo fratello tiranno e usurpatore. A corte, adesso, ci si diverte con combattimenti durante i quali un lottatore spezza le ossa ai suoi avversari, riducendoli in fin di vita. Per gli oppressi, la sola speranza di salvezza è la fuga: scappare a qualunque costo e il più rapidamente possibile. Sembrerebbero premesse per una tragedia ma, improvvisamente, l’azione prende una piega completamente diversa, perché chi fugge, approda nella Foresta di Arden, luogo leggendario al di fuori del mondo, qualcosa di più dell’ambiente nel quale si svolge la più mozartiana delle commedie di Shakespeare. È il miglior luogo in cui intrattenersi. È uno spazio della fantasia, dove ogni cosa allude a un mondo alla rovescia, dove tutto è arbitrario, e molto spesso, contraddittorio.
Martedì 13 dicembre, sarà la prima volta a Cuneo per Michele Riondino (notissimo volto televisivo del giovane Montalbano) che in ANGELICAMENTE ANARCHICI dà voce ad alcune delle pagine più belle di Sopra ogni cosa, il libro a cui Don Andrea Gallo ha lavorato fino all’ultimo dei suoi giorni, nel quale ha raccontato il suo quinto Vangelo: quello secondo Fabrizio De Andrè. “I miei vangeli sono cinque: Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Fabrizio. (…) È la mia Buona Novella laica. Scandalizza i benpensati, ma è l’eco delle parole dell’uomo di Nazareth che, ne sono certo, affascinò il mio amico Fabrizio”. Quella tra Don Gallo e De Andrè è stata un’amicizia intima e fortissima; a unire profondamente il poeta e il sacerdote anarchico sono stati il desiderio di giustizia, la cultura libertaria e soprattutto la concezione della vita come cammino e incontro, prescindendo da qualsiasi pregiudizio.
Ancora a dicembre, martedì 20 si torna al grande teatro classico con l’IVANOV di Anton Čechov nella versione di Filippo Dini (anche in scena). Čechov racconta gli ultimi anni di vita di un uomo che fa i conti con la propria inadeguatezza verso il mondo e con l’irrimediabile perdita di ogni speranza nei confronti della vita. La commedia è la sua lotta contro ognuna di queste forze che lo ostacolano quotidianamente nei rapporti con i suoi amici, con i suoi nemici, con sua moglie. Filippo Dini ha immerso il suo Ivanov in una dimensione tragica e allo stesso tempo assurda, grottesca: in scena gli attori donano vivida coralità all’affresco di un’umanità alla fine, una società sull’orlo del baratro che avverte l’arrivo dell’apocalisse che di lì a poco spazzerà via la realtà conosciuta. Angelo Pizzuto, critico di Sipario, scrive di Ivanov “uno spettacolo di smagliante composita espressività”. Simone Tempia su Vogue sostiene che “è un esempio di eccellente teatro di rappresentazione, privo di autocompiacimento, fabbrica di storie immortali in grado di rivaleggiare, se non superare, il mondo del cinema. Un capolavoro contemporaneo che non può, né deve, venire ignorato. Ne va della vostra felicità.”
Il 2017 si apre con una originalissima versione del DON GIOVANNI di W.A. Mozart ad opera dei Sacchi di sabbia di Giovanni Guerrieri, in programma venerdì 13 gennaio. Frutto di un approccio all’opera spiazzante, lo spettacolo è un capriccio per “boccacce e rumorini” che propone, attraverso una partitura rigorosissima di “gesti musicali”, la struttura essenziale del Don Giovanni di Mozart. Una selezione delle arie più significative incastonate in un disegno drammaturgico compiuto e interpretate rumoristicamente dagli attori della compagnia. Lo spettacolo è in definitiva un’esecuzione a cappella di una riduzione strumentale del Don Giovanni da parte di una piccola corale. I sei giovani che la compongono non sono però musicisti, ma attori che hanno costruito la loro partitura “recitando” la musica di Mozart, imitando fino allo sfinimento una versione del Don Giovanni eseguita da Karajan nel 1986. Dalla recitazione del suono, dal tentativo di riprodurre il rumore dello strumento, si arriva a una pionieristica versione dell’Opera di Mozart: una versione sgrammaticata, senza rappresentazione, ma che in virtù delle tragicomiche espressioni facciali degli attori chiamati a imitare le sonorità degli strumenti e l’ausilio della proiezione del libretto sullo sfondo, riesce a evocare l’essenza del grande personaggio mozartiano.
Martedì 24 gennaio a calcare le scene del Toselli sarà Anna Bonaiuto, protagonista del classico di Genet LE SERVE, uno straordinario esempio di continuo ribaltamento fra essere e apparire, fra immaginario e realtà”. Con queste parole Jean-Paul Sartre descriveva Le serve (Les bonnes), una delle opere più famose di Jean Genet. Questi, con il suo teatro, ha indubbiamente rivoluzionato la forma stessa della tragedia moderna. Scritto nel 1947 e ispirato a un evento di cronaca che impressionò enormemente l’opinione pubblica francese, Le serve è considerato uno dei suoi capolavori, una perfetta macchina teatrale in cui il gioco del teatro nel teatro è svelato per mettere a nudo la menzogna della scena, con una struttura che scava nel profondo. Claire e Solange, due serve smunte e androgine, vivono un rapporto di amore - odio con la loro padrona – la sontuosa Madame - che incarna tutti gli ideali perduti: eleganza, bellezza, successo. Loro, brutte e sempre più arcigne, ogni sera, quando la padrona non c’è, si ritrovano ad allestire un ossessivo teatrino, una doppia vita in cui, come bimbe perverse, giocano “a fare Madame”. A turno, vestono i suoi abiti, la imitano e, alla fine del rito, la uccidono. Ma ben presto finzione e realtà, nelle loro menti schizofreniche, si sovrappongono… Claire e Solange, vittime di una ingordigia metafisica nei confronti di Madame, simbolo di un potere assoluto da abbattere, disgustoso e affascinante al contempo, incarnano alla perfezione un dualismo perpetuo, affondate o forse prigioniere nei ruoli violenti e speculari della “vittima” e del “carnefice”, della “criminale” e della “santa”. Facce di una stessa medaglia che coesistono in ciascuno di noi e che, spesso, si sovrappongono fino a confondersi.
Sabato 4 febbraio sarà poi la volta di una compagnia protagonista del teatro italiano da più di un secolo: la Compagnia Luca De Filippo presenta NON TI PAGO. Ferdinando Quagliuolo, gestore di un botteghino di banco lotto a Napoli, gioca con accanimento ma non indovina mai un numero vincente. Al contrario, il suo impiegato e futuro genero Mario Bertolini, interpretando i sogni, colleziona vincite su vincite, fino ad arrivare a “fare quaterna” con i numeri dati in sogno dal defunto padre del suo datore di lavoro. Accecato da una feroce invidia, Don Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di incassare la somma per sé sostenendo che lo spirito di suo padre avrebbe commesso un involontario scambio di persona, recandosi per errore nella vecchia abitazione della famiglia Quagliolo dove ora risiede il giovane Bertolini. Maria Grazia Gregori scrive sullo spettacolo: “Sostenuto sul ritmo inquieto di una corda pazza, Non ti pago è il perfetto esempio di quelle commedie eduardiane che sotto un’apparente leggerezza sono in realtà lo specchio ferocemente ironico di una società squinternata… che la regia di De Filippo ha saputo esaltare in un perfetto concertato di attori...”
Giovedì 9 febbraio approda a Cuneo la compagnia Musella Mazzarelli, autori tra i più rivoluzionari della scena italiana contemporanea, con il loro STRATEGIE FATALI. È il Teatro, inteso sia come ambiente fisico che come ultimo possibile luogo di indagine metafisica, il grande tema di Strategie Fatali. Ecco quindi tre storie che si intrecciano fra loro, sette attori, sedici personaggi, riuniti in un’unica multiforme indagine che – nell’ambientazione comune di un Teatro – mette di fronte alcuni dei grandi temi del contemporaneo (il terrore, il porno, i nuovi media) con alcuni temi eterni dell’essere umano (il maligno, l’illusione, il fantasma, ancora il Teatro). La Compagnia Musella Mazzarelli, con questo nuovo spettacolo, arricchisce ulteriormente il suo gioco teatrale, apre le porte – usando Shakespeare e Baudrillard come chiavi – a una scrittura che chiama in causa un numero crescente di compagni di scena, ma tiene fede a quella sua caratteristica cifra stilistica che si muove sul confine sottile fra comico e tragico. Un confine in cui la vita e il teatro si toccano fra loro e – insieme – prendono aria, fuoco, luce. La Compagnia MusellaMazzarelli nasce nel 2009 dall’incontro tra Lino Musella (premio Le Maschere del Teatro miglior attore emergente 2014 e premio Hystrio ANCT 2015) e Paolo Mazzarelli (premio speciale Scenario 2001, Premio Enriquez alla drammaturgia 2005). Tra il 2009 e il 2011 realizzano “Due cani”, “Figlidiunbruttodio” (vincitore del premio Inbox 2010) e “Crack machine”, tutti lavori basati su testi originali, ideati, scritti, diretti e interpretati a due. Negli ultimi anni Marche Teatro ha prodotto “La società” (2012), spettacolo vincitore del Premio della Critica 2014.
Giovedì 16 febbraio poi, un grande ritorno: Mario Perrotta, indimenticabile Ligabue al Toselli due anni fa, porta in scena il suo nuovo progetto. IL MILITE IGNOTO racconta il primo vero momento di unità nazionale. È infatti nelle trincee di sangue e fango che gli italiani si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in quelle trincee. “Per questo ho immaginato tutti i dialetti italiani uniti e mescolati in una lingua d’invenzione – afferma Mario Perrotta – una lingua che si facesse carne viva. Ne è venuta fuori una lingua nuova che ha regalato allo spettacolo un suono sconosciuto ma poggiato sulle viscere profonde del nostro paese”. “Ho scelto questo titolo, Milite ignoto – continua Perrotta – perché la prima guerra mondiale fu l'ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore, mentre da quel conflitto in poi il milite divenne, appunto, ignoto, dimenticato in quanto essere umano, con un nome e un cognome. E una faccia, e una voce”.
Per finire febbraio in bellezza, sabato 25 sarà la volta di un grande classico del teatro romantico: Jurij Ferrini presenta - e dà corpo - a CYRANO DE BERGERAC. Accade qualche volta che il destino di un paese trasformi un elemento della propria cultura in una figura quasi mitologica e che questa, nel tempo, diventi un segno inalienabile dell’identità di una nazione. Così avviene nell’ultimo ventennio del XIX secolo e precisamente verso la fine del 1897, quando una incantevole rivisitazione neoromantica dell’antica fiaba de La Bella e la Bestia, si incarna - tra eroismo individuale e vocazione al sacrificio – nelle imprese di un poeta, soldato, innamorato ed idealista, scorticato dalla vita, con un naso brutto e grosso: Cyrano de Bergerac. «Attraverso Cyrano - scrive Jurij Ferrini - Edmond Rostand si rivolgeva, secondo il ricordo del figlio Maurice, “a una generazione senza più alcuna fede. I giovani, che ascoltavano i colpi inferti all’animo di Cyrano e che si consolavano con il suo pennacchio, erano già i condannati del 1914”. Rostand diede loro la forza di morire senza disperarsi. Non potendo impedire che morissero da martiri, gli diede il coraggio di essere eroi; ed è per questo che Cyrano de Bergerac è qualcosa di più di una commedia eroica in cinque atti: essa è un vero e proprio inno romantico al valore».
Giovedì 2 marzo, Marco Bocci, noto attore cinematografico (esordisce nel 2001 con Pupi Avati) e televisivo (Romanzo criminale, Squadra antimafia), interpreta MODIGLIANI. La storia di una vita vissuta in uno dei momenti più dinamici e stimolanti del Novecento europeo. Libertà, bellezza, verità, amore: queste le parole chiave del movimento d’artisti provenienti da tutto il mondo e residenti nei quartieri parigini di Montmartre e Montparnasse. Raccontare la vita e l’opera di Amedeo Modigliani oggi non significa solo rendere omaggio a uno dei nostri pittori più famosi e amati al mondo, ma anche rendere omaggio a un periodo storico. Non si può raccontare il geniale pittore senza descrivere le donne che lui ha amato e dipinto del resto, la loro dolcezza, la loro impenetrabilità e sensualità. Quattro personaggi femminili che hanno scandito i diversi periodi della sua arte e della sua vita affettiva, terminata con una delle storie d’amore più famose e commoventi che abbiano mai riguardato un artista, un amore totalizzante e romantico dal gran finale tragico.
Venerdì 10 marzo ancora una firma tra le più promettenti del nostro teatro: Rosario Lisma porta in scena il suo PEPERONI DIFFICILI. Acclamato dalla critica per i tempi comici perfetti e la bravura degli interpreti, l’ultimo lavoro di Lisma riesce a fare ridere e commuovere, sollevando temi di capitale importanza. Ambientato nella cucina di un giovane parroco di provincia, lo spettacolo si ispira a una piccola vicenda realmente accaduta e pone domande sul “mentire a fin di bene”, sulla verità e il diritto di dirla o di saperla. I personaggi coinvolti, oltre al parroco, sono la sua bellissima sorella volontaria in Africa, un bidello allenatore della squadra dell’oratorio, un bancario, colto, brillante e stranamente inconsapevole di essere spastico. Rosario Lisma, autore vincitore del Premio ETI Nuove Sensibilità 2009 con L’operazione, si ispira alla tradizione umoristica del ‘900 e alla commedia all’italiana. In scena, con lui, oltre a Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, anche Anna Della Rosa, giovane pluripremiata interprete del teatro italiano e ultimamente sugli schermi cinematografici in La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino.
Mercoledì 29 marzo è nuovamente in scena la prosa, con la meravigliosa Laura Morante protagonista di LOCANDIERA B&B, riscrittura di Edoardo Erba (per la regia di Roberto Andò), ispirata al capolavoro di Carlo Goldoni. Miranda ha cinquant’anni, vissuta all’ombra del marito, è ora rimasta vedova, è senza figli e si ritrova a ricominciare tutto daccapo. Oltre ai debiti, il marito le ha lasciato solo la casa paterna, su cui però grava un’ipoteca. Un po’ per necessità, un po’ per vincere la depressione, Miranda ha l’idea di trasformarla in un bed and breakfast. Il suo fascino misterioso – che negli anni del matrimonio ha coltivato poco e non sa quasi di avere – la colloca subito al centro delle attenzioni maschili: dal padrone di casa a un vecchio notaio, dall’uomo dell’impresa di pulizia a un giovane cliente dalla sessualità ambigua, Miranda è corteggiata da tutti, ammirata, contesa. Scopre che il gioco della seduzione le piace, e diventa capace di utilizzarlo soggiogando gli uomini e facendosi aiutare da loro a superare le difficoltà del presente. Tutti la vogliono e lei incoraggia e si nega, si concede e scappa. Tutti si offrono di portarla via di lì per incominciare una nuova vita. Ma al momento opportuno, quando deve decidersi, prevale la sua concretezza: sceglierà la casa e chi in quel periodo difficile le è fedelmente rimasto vicino.
Sabato 8 aprile, protagonista sarà la musica con il premio Oscar Nicola Piovani e il suo LA MUSICA È PERICOLOSA. La musica è pericolosa – Concertato è un racconto musicale, narrato dagli strumenti che agiscono in scena – pianoforte, contrabbasso, percussioni, sassofono, clarinetto, chitarra, violoncello, fisarmonica. A scandire le stazioni di questo viaggio musicale in libertà, Nicola Piovani racconta al pubblico il senso di questi frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro di De André, Fellini, Magni, di registi spagnoli, francesi, olandesi, per teatro, cinema, televisione, cantanti strumentisti, alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di brani più noti, riarrangiati per l’occasione. Nel racconto teatrale, la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare. I video di scena integrano il racconto con immagini di film, di spettacoli e, soprattutto, immagini che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all’opera musicale di Piovani.
Per finire, mercoledì 19 aprile, è di scena la danza internazionale: la Thomas Noone Company presenta MEDEA. Forte e temuta, abbandona il suo paese per amore di Giasone. Quando lui decide di lasciarla per seguire il cammino che più gli interessa, succedere al trono del Re di Corinto sposando Glauce figlia di Creonte, Medea si sente tradita, abbandonata e fragile e per vendicarsi decide di distruggere tutto ciò che appartiene a Giasone, il suo nuovo amore, il padre Creonte e di sacrificare i loro figli. La Medea di Euripide è la storia di tradimenti più drammatica che sia mai stata scritta. Nella versione del mito rielaborata da Thomas Noone, uno spettacolo intensissimo e a tratti, siamo testimoni dell’amore e dell’odio, dell’ammirazione e del disprezzo; vediamo come i personaggi lottano tra di loro attraverso l’uso di una danza ricca, complessa e fisica che alterna un elevato dinamismo a momenti di fragilità e intimità. Come spettatori, ci vediamo riflessi sui personaggi che feriscono e sono feriti allo stesso tempo. La destrezza e il vigore dei danzatori vengono amplificati da una colonna sonora elettronica, rafforzata da influenze urbane contemporanee.
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