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Storia del teatro a Cuneo

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LA STORIA ANTICA

I primi avvenimenti teatrali a Cuneo, di cui si abbia notizia, risalgono al 1447, con la rappresentazione di opere drammatiche. Successivamente, nel 1481, venivano presentate delle “farces”, con i primi comici di professione di cui si trovi memoria.
Più avanti le rappresentazioni divennero intermezzi di feste, giostre, tornei, oppure spettacoli itineranti.
Nel 1700 le recite venivano offerte in occasionali teatrini, senza alcun carattere di stabilità, e predisposte per iniziativa privata delle “magioni” dei nobili cuneesi. Si sa infatti per certo di allestimenti nel Palazzo Tornaforte e in quello dei Conti Ricci di Andonno, ora sede della Banca Regionale Europea – Cassa di Risparmio di Cuneo.
Solo sul finire del 1700 affiorava a Cuneo la proposta di edificazione di un teatro.

IL TEATRO TOSELLI

Il Civico Teatro Toselli di Cuneo è un’antica istituzione voluta da trentanove cittadini che, nel 1803, d’intesa con il Municipio si costituirono in “Società” per fondarlo dando inizio a quello che oggi è diventato il Toselli nella sua versione definitiva.
Il teatro cuneese nacque sotto la proposta del Prefetto del Dipartimento dello Stura, Degregory, del comandante del Dipartimento, Gen. Compans,  del Sindaco Conte Cairotti di Chiusano, e di altri trentasei privati cittadini che volevano trasformare in teatro, o meglio in “sala per spettacoli”, l’edificio già dei monaci Cappuccini, passato in proprietà della Confraternita della Misericordia.
Il progetto venne redatto nel 1803 e già il giorno di Santo Stefano dello stesso anno, il teatro poteva essere inaugurato.
La stagione cosiddetta di “Carnovale” durò fino al 1804, con ben 45 recite in cartellone, cui seguivano altre 51 rappresentazioni per la stagione del Beato Angelo. I testi erano di importanti autori, fra i quali Federici, Goldoni, Pindemonte, Alfieri, Voltaire e Avelloni. A volte faceva seguito alla commedia una farsa brillante, altre volte un ballo mascherato. Usanza, che durò a lungo, fu quella delle "recite a benefizio" della prima attrice o del primo attore, a cui veniva riservato l'intero incasso.
Due curiosità spiccano da subito: in platea non esistevano poltrone, ma ogni spettatore si portava una sedia pieghevole, che poteva anche essere affittata in teatro, e l’intervallo durava almeno un’ora onde dar modo al pubblico di recarsi alla vicina osteria.
Successivamente, nel 1828, il Comune di Cuneo acquistò dalla Confraternita della Misericordia il locale occupato dal teatro ed i “siti annessi” già di proprietà dei frati Cappuccini, per poter avviare una ristrutturazione generale del complesso, affidata all’architetto Carlo Barabino, che fu reputato come uno dei più apprezzati costruttori di teatro. Barabino era noto per aver progettato ed edificato il Teatro Carlo Felice di Genova.
Re Carlo Felice, con regie patenti del 28 maggio 1828, approvò la ricostruzione del teatro stesso. I lavori si conclusero in pochi mesi, e già il giorno di Natale dello stesso anno venne riaperto, totalmente rinnovato, il teatro di cui venne apprezzata la signorilità della sala.
Lo stesso Re Carlo Felice, con la Regina, alcuni mesi dopo, assistette compiaciuto alla recita di una commedia goldoniana.
Nel 1852 il Consiglio comunale di Cuneo approvò inoltre il progetto per alcune migliorie al teatro, che prevedevano l’affissione di un orologio nella parte ornamentale del teatro, l’allargamento del palcoscenico, la nuova illuminazione a gas ed il nuovo imponente lampadario.
Nel 1857 il cuneese Giovanni Toselli costituì la “Compagnia drammatica nazionale”. A lui appartiene senza dubbio la riscoperta della commedia piemontese; infatti egli, per fare qualcosa di bizzarro, studiò di mettere in scena il suo Gianduja nella “Francesca da Rimini” facendo ridurre la tragedia italiana del Pellico in un dramma piemontese intitolato “Cichina ‘d Moncalè”.
Giovanni Toselli, ideatore di una “nuova drammaturgia”, occupava il palcoscenico con grande impegno e dignità di esecuzione. La sua attività in quel periodo era sempre intensa e di grande successo: da notare che i testi più significativi di quel periodo erano di autori del cuneese.
Nella seconda metà dell’800 Giovanni Toselli, al culmine dei suoi successi e volendo dimostrare il suo attaccamento alla città, costruì a sue spese una struttura che venne chiamata “Teatro d’Estate”, inaugurato nel 1874 e che agiva soprattutto nei mesi estivi con spettacoli popolari. Ma dopo un periodo di successi di pubblico, il Teatro d’Estate risultò gravato da continui passivi e dovette essere ceduto al Comune di Cuneo, al prezzo di 35000 lire. Dopo la morte del maestro cuneese, e con delibera municipale, la struttura prese il nome del capocomico e divenne ufficialmente il “Teatro Toselli”.
A seguito poi di un disastroso incendio che colpì il teatro di Nizza, il Civico venne chiuso e gli spettacoli trasferiti tutti presso il Teatro d'Estate, proprio quello di Toselli.
Proprio in queste occasioni, il 9 settembre 1898 Tancredi Galimberti pronunciò nel Teatro d'Estate il famoso discorso conferenza “Cuneo nei suoi secoli”, celebrando così i 700 anni della città.
Durante il primo conflitto mondiale, il Civico cadde in totale abbandono, divenendo un deposito militare. Nel dopoguerra, si aprì un dibattito nella cittadinanza, portato anche in Consiglio comunale, circa l'opportunità di ristrutturare il teatro, oppure costruirne uno nuovo, e molti furono i progetti e le idee elaborate.

Nel 1920, poi, il vecchio Teatro venne abbattuto per costruire il Palazzo delle Poste, e contemporaneamente furono messi in opera dei lavori che consentivano un apertura limitata del Civico, che nell'occasione, venne intitolato a Toselli con questa lapide: "Mentre si abbatte il teatro eretto da Giovanni Toselli perchè sorga nella sua sede il palazzo delle Poste e dei Telegrafi, la città di Cuneo auspicando alla costruzione di un nuovo edificio degno del principe della scena piemontese, intitola al suo nome questo teatro glorioso di antiche tradizioni ad attestare che il ricordo di lui vive perenne nel cuore dei suoi concittadini - febbraio 1920". Intanto nella città proseguirono per anni i dibattiti sull’opportunità di costruire un nuovo teatro con nuovi progetti. Soltanto nel 1927 venne definitivamente abbandonata l’intenzione di edificare un nuovo teatro e decisa una radicale ristrutturazione con rimodernamento del vecchio Toselli. Il progetto elaborato dall'Ing. Cesare Vinaj - capo dell'Ufficio tecnico comunale - volle tra l'altro la soppressione del primo ordine di palchi con il conseguente allargamento della platea, la creazione di una galleria a gradinata in sostituzione dei palchi di terz'ordine, il tutto con l'importante risultato di un notevole aumento dei posti a sedere all’interno della struttura, che arrivarono a 850. Il 12 maggio 1928 il Teatro Toselli, radicalmente rinnovato, riaprì i battenti con la commedia “I quattro Rusteghi” e Camillo Fresia dettava il testo della lapide collocata nel ridotto: "Sorto nel 1803 dalla soppressa Chiesa dei Cappuccini, ricostruito nel 1828 dalla generosità dell'Arch. Barabino, questo teatro, espressione tradizionale della vita artistica cuneese, riceve assetto definitivo nel 1928". Nel dopoguerra il Teatro Toselli attraversò una delle fasi più difficili: il Comune concedette in locazione il teatro alla società che gestiva i cinema cittadini, e questa trasferì gli spettacoli di prosa al cinema Nazionale di via Roma. Seguirono anni di assoluto mutismo e solo l'Associazione studenti universitari, in quegli anni molto attiva, occupò il teatro per le più svariate iniziative. Il teatro rimase in stato di abbandono per molto tempo. Nel 1966 il Sindaco di Cuneo Tancredi Dotta Rosso diede incarico di formulare le modifiche e le innovazioni più idonee al ripristino del teatro, e nel 1968 esso vide la modifica della galleria con l’aumento consistente del numero dei posti e soprattutto con notevoli migliorie al palcoscenico.
Il 5 ottobre 1968 il teatro venne re-inaugurato con grande sfarzo, partecipazione e soddisfazione dei cittadini.
Sulle tavole del palcoscenico cuneese approdavano tutti i più illustri e celebri attori italiani raccolti nel “cartellone in abbonamento”, mentre importanti compagnie europee venivano presentate nella rassegna di “Cuneo teatro alternativa”.
Molte primarie compagnie nazionali presentarono le loro produzioni a Cuneo, in prima e anteprima nazionale. Delle rarissime trasmissioni di prosa in diretta della Rai-Tv, ben due vennero realizzate sul palcoscenico del Toselli: “La felicità ‘d monsù Guma” di Garelli, con Macario per la regia di Massimo Scaglione, e “Il bagno” di Majakowskji con la Compagnia del Teatro Stabile di Torino, regia di Mario Missiroli.
Il famoso regista Nanni Loy disse in televisione: “Il teatro ha spezzato l’isolamento di Cuneo. La cultura ha ricollegato la città all’Italia, anticipando le autostrade, le ferrovie. Io dico che altre città avranno migliori strade, migliori illuminazioni od altro, ma non hanno certamente la luce, la tradizione, la fama, che circonda il Teatro Toselli”.
Il teatro di Cuneo ha subito nel tempo notevoli rimaneggiamenti, che ne hanno certamente modificato il valore artistico e decorativo, a scapito a volte dell’antico splendore.

Nel 1996, l’adeguamento a nuove normative vigenti, creò l’opportunità di creare un progetto globale che tenesse conto dell’adeguamento della struttura alla legislazione e anche il suo recupero/restauro artistico decorativo. Le indagini effettuate individuarono situazioni coeve il più attendibili possibile, puntualizzando la situazione originaria del teatro al fine di organizzare lavori per riportarlo al suo antico splendore.
I lavori, iniziati il 2 aprile 1996, furono completamente ultimati il 30 luglio 1998, e vennero totalmente finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, facendo spiccare la sua intenzione di investire nella cultura della Città di Cuneo.
Il fattore della sicurezza e dell’adeguamento alla normativa affiancato a quello estetico del restauro non ha però fatto dimenticare la vita del teatro stesso e il cui momento centrale è la rappresentazione. A tal fine si sono introdotti molti accorgimenti indispensabili per il buono ed efficiente utilizzo della struttura.
L’intervento è stato profondo e radicale e ha riconsegnato alla città un’importante struttura che fa parte della sua storia ed è destinata a durare nel tempo.