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Europa: nuovi scenari

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Con la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989, si aprono per l'Europa nuovi ed inesplorati scenari. È la fine dell'Impero sovietico e della guerra fredda ed è la fine di una lunga separazione fra Est e Ovest, segnata brutalmente da quella che si soleva chiamare “la cortina di ferro”. La storia, nel suo insieme, subisce improvvisamente una forte accelerazione: il 3 ottobre 1990 si compie la riunificazione tedesca; nel giugno 1991 inizia la disgregazione della ex-Jugoslavia e, alla fine dell’anno quella dell’Unione sovietica, con il suo seguito di guerre, di conflitti etnici e religiosi e di rinati nazionalismi. Nel 1994, l'Ungheria, per prima, chiede ufficialmente di aderire all'Unione europea.
L'Europa è di fronte a nuove responsabilità e a nuove sfide mai conosciute prima. La riunificazione tedesca, in particolare, risveglia timori fra gli Stati membri mentre i conflitti nei Balcani, alle immediate frontiere dell'Europa e a pochi chilometri dalle sponde italiane dell'Adriatico, riportano di nuovo sulla scena gli orrori delle guerre che l'Europa, con tenacia, si era proposta di non ripetere mai più.
Gli anni 90 saranno gli anni che prepareranno l'Europa alla sua riunificazione, in un contesto geopolitico completamente nuovo. Iniziano con il:


Trattato di Maastricht nel 1992

Nel 1992, con l'obiettivo di dotare l'Europa di una dimensione politica più forte e di rafforzare i legami fra i popoli europei, la Comunità economica europea adotta il Trattato di Maastricht e diventa ufficialmente “Unione europea”. Il Trattato istituisce la “cittadinanza europea”, delinea una politica estera e di sicurezza comune e getta le basi per una futura moneta unica.

Il Consiglio europeo di Copenhagen del 1993 definisce i criteri politici ed economici per aderire all'Unione europea. Tre i criteri essenziali:
• il criterio politico: la presenza di Istituzioni che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela
• il criterio economico: la presenza di un'economia di mercato in grado di far fronte alla pressione concorrenziale all'interno dell'Unione
• il criterio dell'acquis comunitario e cioè la capacità di rispettare e di trasferire nell'ordinamento nazionale tutto il patrimonio legislativo comunitario.
Tre criteri che chiederanno ai nuovi paesi candidati enormi sforzi e una forte volontà politica di cambiamento per poter aderire all'Unione europea.


Adesione di Austria, Finlandia e Svezia nel 1995

Nel 1995 altri tre paesi aderiscono all'Unione europea: Austria, Finlandia e Svezia. Paesi tradizionalmente neutrali, che avevano fino ad allora preferito rimanere ai margini del processo di integrazione. Con la scomparsa dell'Unione Sovietica, veniva meno anche il senso della loro neutralità.


Schengen

Nel 1995 entra in vigore anche la Convenzione legata all'Accordo di Schengen. Cominciano a cadere le frontiere interne dell'Unione europea e comincia a delinearsi una frontiera esterna unica con procedure d'ingresso identiche per i paesi aderenti allo spazio Schengen.


L’Europa in cammino verso nuovi allargamenti

Nel frattempo, crollata l’Unione Sovietica, molti paesi del’Europa centrale e orientale, a partire dal 1994, presentano la loro candidatura di adesione all’Unione europea. I negoziati iniziano nel dicembre del 1997 e si concluderanno con l’adesione nel 2004 di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia e le isole di Cipro e Malta. Sarà necessario attendere il 1° gennaio 2007 per Romania e Bulgaria.
L’Unione europea passa quindi da 15 a 27 Stati membri. I cambiamenti avvenuti sulla scena internazionale e un allargamento interno di tali proporzioni richiedono nuovi passi avanti per garantire un funzionamento adeguato e democratico dell’Unione, un coinvolgimento maggiore dei cittadini europei al processo di integrazione e un ruolo più definito e visibile dell’Unione europea sulla scena mondiale.
Il Vertice di Nizza del dicembre 2000 risponde in parte a queste esigenze, adattando la ripartizione di voti e seggi nelle istituzioni ai futuri paesi candidati e cercando di dotare l’Unione europea di meccanismi decisionali adeguati in vista di un allargamento di tali proporzioni. Nello stesso momento, e in margine al Vertice, il Consiglio dei Ministri, il Parlamento europeo e la Commissione europea proclamano solennemente la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea.

La Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea risponde all’esigenza di definire e di raccogliere in un unico testo i diritti civili, politici, economici e sociali dei cittadini europei. Si tratta di un significativo passo avanti nella direzione di un’Europa dei cittadini e dei diritti nonché un passo importante verso il progetto di una Costituzione europea che ne recepirà integralmente il contenuto, progetto che, purtroppo, non andrà mai in porto...