Menu di scelta rapida
Sei in: Home / Cultura / Esposizioni e mostre / 2011 / Percorso mostra / 1989 - 2011 Il nuovo disordine mondiale / Stanza 22 / Dall'Euro al Trattato di Lisbona

Dall'Euro al Trattato di Lisbona

Link alla versione stampabile della pagina corrente

Il 1° gennaio 1999 si compie uno dei più importanti trasferimenti di sovranità nazionale verso l’Unione con l’introduzione, in 11 Stati membri, della moneta unica, l’Euro. Bisognerà attendere ancora due anni per veder circolare concretamente le stesse monete e banconote nelle mani di buona parte dei cittadini europei. Scompaiono, in questo modo, il marco tedesco, il franco francese, la lira italiana ecc. ... simboli da sempre del potere dello Stato di battere la propria moneta. Ad oggi la moneta unica circola in 17 Paesi, con l’ultima adesione al 1° gennaio 2011 dell’Estonia.


Il tentativo di dotare l’Unione europea di una Costituzione

La prospettiva dell’allargamento dell’Unione europea a 27 Stati membri e le nuove sfide geopolitiche, economiche, sociali ed ambientali che la globalizzazione poneva all’inizio del XXI secolo, spinsero i responsabili politici europei ad immaginare di dotare l’Unione europea di una Costituzione. Un enorme e significativo passo avanti, anche da un punto di vista simbolico, nella direzione dell’integrazione europea, del rafforzamento dell’iniziativa politica dell’Unione europea e della partecipazione dei cittadini europei al consolidamento della legittimità democratica delle Istituzioni europee.
Dopo due anni di intensi lavori della Convenzione europea, il Trattato costituzionale fu siglato a Roma il 29 ottobre 2004. Ma, sottoposto a referendum in alcuni Paesi membri, il Trattato fu bloccato dal “no” francese e olandese nel 2005. Un “no” reso ancor più emblematico, proprio perché proveniente da due paesi fondatori dell’Unione Europea.
Inizia così un periodo di smarrimento per l’Europa e una lunga pausa di riflessione. Le sfide sono tante, sia interne che esterne all’Unione europea. Nel 2007 si conclude l’allargamento con l’ingresso di Romania e Bulgaria, in un contesto di perplessità, di perdita di consenso popolare e di rinati atteggiamenti di protezione degli interessi nazionali a scapito degli interessi comuni.


Il Trattato di Lisbona

La pausa di riflessione, durata circa due anni, porterà tuttavia alla firma del Trattato di Lisbona e alla sua entrata in vigore il 1° dicembre 2009. Non si parlerà più di Trattato costituzionale, ma di un Trattato che, forse meno coraggioso ma più realista, conferirà una personalità giuridica internazionale all’Unione, istituirà, con un mandato stabile nel tempo, un Presidente del Consiglio e un Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, conferirà maggiori poteri al Parlamento europeo, ridurrà il ricorso al voto all’unanimità e darà un valore vincolante alla Carta dei diritti fondamentali.


Conclusioni

Si conclude così il primo decennio del XXI secolo. Un decennio ricco di avvenimenti che ha dato una nuova fisionomia all’Europa. Ma le sfide in corso e future sono ancora molteplici. Fra queste, una crisi economica e finanziaria, non ancora sconfitta, dalle ricadute sociali dolorose, un percorso di integrazione e di unione nella diversità dei cittadini europei da proseguire senza cedimenti, una risposta alle recenti turbolenze sulle sponde del Mediterraneo e la pace in Medio Oriente, l’apertura a nuovi paesi candidati all’adesione e, in particolare, una risposta alla Turchia, l’emergere di nuove potenze e nuovi attori economici sulla scena mondiale e la salvaguardia ambientale del pianeta.
Il percorso è ancora lungo, in continua evoluzione e in salita. Servirà ancora molto coraggio politico, innovazione istituzionale, solidarietà, superamento di barriere culturali e nazionali per continuare quest’esperienza unica al mondo in cui si è lanciata l’Europa. Proprio come avevano previsto i Padri fondatori : “L’Europa non si farà in un colpo solo…”.
Sono passati sessant’anni dall’inizio di quest’avventura che, mai successo prima nella storia, ha garantito sessant’anni di pace al nostro continente. Una pace comunque che va difesa non solo dalle armi, ma soprattutto oggi dall’erosione dei diritti, per un progresso sociale ed economico e per una solidarietà interna e internazionale.