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Immigrazione

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Dalla seconda metà degli anni Settanta, l’Italia muta il proprio ruolo nel sistema delle migrazioni internazionali, diventando meta di traiettorie migratorie sempre più consistenti, provenienti dall’Europa dell’Est e dai paesi dell’Africa settentrionale, centrale e sub-sahariana, dal Medio - Oriente, dall’America meridionale e dalla Cina.
A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, insieme agli individui provenienti dal nord-Africa, che consolidano la propria presenza sul territorio nazionale, si registra la presenza di altre comunità: brasiliani, argentini, cileni (molti dei quali rifugiati politici), colombiani, ecaudoriani, venezuelani e peruviani.
L’ultima fase del processo migratorio ha il proprio spartiacque nel 1990: a partire da tale periodo, l’immigrazione straniera assume proporzioni rilevanti, diventando un fenomeno diffuso che porta alla diminuzione della percentuale di immigrati insediati da lungo tempo in Italia e all’aumento di quelli provenienti dai territori dell’Est Europa. Una cospicua quota di nuovi arrivati proviene dai paesi della ex Jugoslavia, al centro di una sanguinosa guerra civile, dal Perù, dalla Nigeria e dalle Filippine.
A giocare un ruolo di primo piano nel processo migratorio, c’è la speranza di trovare nella terra di arrivo una vita migliore capace di superare le difficoltà che avvolgono la quotidianità nel proprio paese di origine. Una speranza spesso disillusa, sostituita da una realtà amara che dà al progetto migratorio un esito spesso fallimentare. Ma non si parte solo per raggiungere un sogno. Alla base, c’è una realtà che vede nella partenza l’unica strada percorribile. E, oggi come ieri, a fare da sfondo all’emigrazione c’è la miseria, che può assumere i connotati della mancanza di denaro e lavoro, fino a quelli della fame vera e propria. L’emigrazione diventa una carta da giocare, quella più promettente o che si ritiene tale. Arrivati in Italia gli immigrati si trovano davanti agli occhi un paese in chiaroscuro, che affianca al volto dell’accoglienza e della solidarietà quello della discriminazione, del conflitto, dell’intolleranza e della diffidenza che vede il migrante come un pericolo in grado di turbare l’ordine sociale e di minacciare l’identità della comunità autoctona. Una visione che trova pieno appoggio nella condotta di alcune forze politiche e in quella dei principali mezzi di comunicazione, capaci di condizionare opinioni, percezioni ed emozioni collettive atte a restituire un’immagine mistificante e negativa degli immigrati, in grado di forgiare, in parte della popolazione italiana, veri e propri processi di stereotipizzazione culturale.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sull’immigrazione in Piemonte, nel 2009 risiedono nella regione 310.543 cittadini stranieri. Gli stati più rappresentati sono la Romania (102.569), il Marocco (53.461) e l’Albania (38.547), seguiti da Cina (10.470), Perù (9.164), Macedonia (6.360), Ucraina (5.756), Moldova (5.613), Tunisia (4.961), Senegal (4.706), Ecuador (4.056), Egitto (3.997), Nigeria (3.952), Filippine (3.901) e Brasile (3.900). La presenza di cittadini stranieri è distribuita sull’intero territorio regionale, e presenta in ogni provincia caratteristiche proprie, sulle quali incidono le differenti catene migratorie e le diverse fasi di sviluppo nel tempo dei locali mercati del lavoro. La maggior concentrazione di immigrati emerge nella provincia di Torino (164.592), seguita da quella di Cuneo (42.706), Alessandria (32.153), Novara (25.088), Asti (18.334), Vercelli (10.950), Biella (9.341) e Verbania (7.379).
Tra i 42.706 cittadini stranieri residenti nella provincia di Cuneo, la comunità più numerosa è quella albanese (9.512), seguita da quella romena (9.303) e marocchina (8.834). Su cifre meno rilevanti si assestano quella macedone (2.272), cinese (1.715) e ivoriana (852), seguite da quella senegalese (730), tunisina (692), indiana (512), moldava (400), bulgara (315) e polacca (326). Il numero di stranieri provenienti da altre nazionalità ammonta a 5.880 persone, tra le quali appare alquanto consistente la presenza francese (654) e svizzera (346).