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Informazione e pace

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Viviamo in quella che è stata definita l'era della informazione, ma abbiamo l'impressione di non riuscire mai a trovare ciò che cerchiamo. Dai tempi della radio e dei giornali a quelli odierni della TV, di Internet e dei telefoni cellulari l'informazione trasmessa dai media è tutt'altro che neutra e veritiera, ma viene usata da chi detiene il potere per creare consenso. Nei paesi democratici si usa la strategia della ridondanza, si dice tutto e il contrario di tutto, rendendo difficile capire dove sta la verità. Nei paesi dittatoriali si usa la censura, per nascondere i fatti. In entrambi i casi la propaganda è lo strumento utilizzato per condizionare l'opinione pubblica. Il significato moderno di propaganda risale alla prima guerra mondiale, quando i governi di tutti i paesi dovevano convincere i propri cittadini della necessità di partecipare alla guerra.
Nel corso della seconda guerra mondiale, Hermann Goering, capo delle SS tedesche, fu quanto mai esplicito:
“Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra; né in Russia, né in Inghilterra, né in America, e neanche in Germania. Questo è ben chiaro. Ma, dopo tutto, sono i capi della nazione a determinarne la politica, ed è sempre piuttosto semplice trascinare la gente dove si vuole, sia all'interno di una democrazia, che in una dittatura fascista o in un parlamento o in una dittatura comunista. [...] La gente può sempre essere condotta a ubbidire ai capi. È facile. Si deve solo dirgli che sono attaccati e accusare i pacifisti di mancanza di patriottismo e di esporre il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualunque paese.”
In Rwanda, nel 1994, Radio Mille Colline fu uno degli strumenti che contribuì pesantemente al genocidio. E durante l'invasione dell'Iraq, nel marzo 2003, gli USA diffusero notizie volutamente false sulle “armi di distruzione di massa” che non furono mai trovate. Si giunse invece ironicamente a coniare il termine “armi di disinformazione di massa”.

Il lavoro del “giornalista di pace” è pericoloso: ogni anno decine di giornalisti vengono uccisi in tutto il mondo per impedire che siano scomodi testimoni che denunciano violenze, soprusi e violazioni dei diritti umani.
In Italia sono numerosi i giornalisti uccisi per aver indagato su fatti di mafia. A sostegno della loro azione si sono svolte nel corso del 2010 in molte località del cuneese iniziative in collaborazione con l'associazione Libera fondata da don Ciotti, al quale è stato consegnato il “Premio Città di Alba”.