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Marce, proteste e lotte nonviolente

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Nel corso della storia, i movimenti per la pace hanno avuto un andamento oscillatorio tra le grandi manifestazioni di protesta contro la guerra, che riescono a coinvolgere centinaia di migliaia di persone, e il lavoro meno appariscente, di base, di moltissimi piccoli gruppi che operano con continuità e senza clamore per costruire una alternativa stabile e duratura basata sulla nonviolenza.
Dopo l'intensa stagione di mobilitazione che contribuì alla trasformazione dei regimi autoritari dei paesi dell'Europa dell'Est, i movimenti di base si attivarono per contrastare le “nuove guerre” privilegiando soprattutto azioni di sostegno delle popolazioni e dei gruppi di dissenso locali. Durante le guerre nella ex Yugoslavia, tra il 1991 e il 1995, si mobilitarono centinaia di gruppi in tutta Italia per protestare contro la guerra, portare aiuti alle popolazioni sfollate, sostenere i disertori e gli obiettori di coscienza, le donne, i rifugiati. Nel dicembre 1992, un gruppo di 500 attivisti riuscì a entrare a Sarajevo per portare solidarietà agli abitanti della città assediata.
Nel giugno 1993, alcune associazioni, tra le quali Beati i Costruttori di Pace, Movimento Internazionale della Riconciliazione e Pax Christi lanciarono la Campagna Kossovo per sensibilizzare l'opinione pubblica, le autorità politiche e fare opera di prevenzione per impedire la degenerazione del conflitto verso la guerra. Negli anni seguenti furono inviate quattro delegazioni, delle quali una di sindaci e una con due vescovi che incontrarono autorità politiche e morali sia albanesi sia serbe. Fu inoltre realizzato il progetto Ambasciata di Pace a Pristina per stabilire contatti con i leader e i gruppi di base nonviolenti e svolgere azioni di mediazione tra la popolazione albanese e serba, sviluppare rapporti di conoscenza e collaborazione tra alcune Università italiane e le Università di Belgrado e Pristina, svolgere azione di monitoraggio.
Verso la fine degli anni 1990 sorsero in varie parti del mondo e anche in Italia movimenti di protesta contro la globalizzazione neoliberista, per promuovere una riforma generalizzata di quegli organismi economici internazionali come la Banca Mondiale, l'Organizzazione Mondiale del Commercio e il Fondo Monetario Internazionale, ritenuti responsabili dei meccanismi di impoverimento dei paesi del Sud del mondo. Dopo la rivolta di Seattle del 1999 iniziarono gli appuntamenti annuali del Forum Sociale Mondiale. Nel luglio 2001 si svolse a Genova una imponente manifestazione di protesta contro la riunione del G8, duramente repressa dalla polizia. Nei mesi seguenti, dopo l'attentato terroristico dell'11 settembre a New York, i movimenti subirono un momento di parziale arresto, per riprendere la loro attività di protesta soprattutto nei confronti del preannunciato attacco all'Iraq da parte degli USA.
All'approssimarsi dell'evento, si moltiplicarono le manifestazioni in tutto il mondo. In Italia, nel corso di una conferenza stampa il 27 settembre 2002 a Roma, padre Alex Zanotelli, Gino Strada, don Luigi Ciotti, Tiziano Terzani, Sergio Cofferati lanciarono la campagna “Pace da tutti i balconi”, che ebbe una straordinaria adesione con centinaia di migliaia di bandiere della pace appese ai balconi di ogni città, paese e piazza in tutte le regioni d'Italia. In continuità con questa iniziativa, nella ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia, la Tavola della Pace, insieme ad altre associazioni tra cui il Movimento Nonviolento, invita a esporre la bandiera della pace da ogni balcone per ribadire che l'Italia ripudia la guerra, come stabilisce l'art. 11 della Costituzione.
Il culmine delle iniziative di protesta contro la guerra imminente si verificò il 15 febbraio 2003, quando decine di milioni di persone manifestarono il loro dissenso nelle principali città di tutto il mondo. In Italia furono organizzate centinaia di manifestazioni, mentre a Roma confluirono circa tre milioni di persone nella più grande manifestazione di tutta la storia del nostro paese.
In un editoriale del New York Times del 17 febbraio 2003, Patrich Tyler scrisse enfaticamente che “le immense manifestazioni contro la guerra di questo fine settimana ci ricordano che ci sono ancora due superpotenze sul pianeta: gli Stati Uniti e l'opinione pubblica mondiale”.  Tuttavia, la mobilitazione non fu sufficiente a fermare la macchina della guerra, che entrò in azione il 18 marzo 2003 con i primi bombardamenti su Baghdad.
Il movimento di massa rifluì, ma quello sotterraneo dei gruppi nonviolenti continua tuttora ancor più alacremente nel suo lavoro di ricerca, educazione e azione per la pace promuovendo iniziative di disobbedienza civile e interventi di pace in aree di conflitto armato per promuovere la ricostruzione, la riconciliazione e la risoluzione del conflitto.
La tradizione delle marce per la pace si è radicata diventando una occasione di sensibilizzazione delle giovani generazioni, come avviene con la “Carovana della Pace”, ideata nel 1986 dalla Associazione internazionale volontari laici LVIA, che ogni due anni si snoda lungo i nove chilometri da Cuneo a Boves per dare continuità tra la lotta dei partigiani durante la Resistenza e le odierne lotte per la legalità e la giustizia.
Con intenti simili si svolge una lunga marcia da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz dal 15 febbraio al 1 maggio 2011.