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Le nuove guerre

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Gli avvenimenti culminati nel 1989, frutto delle imponenti lotte nonviolente condotte dai movimenti per la pace all'Est e all'Ovest e dai movimenti del dissenso, presenti all'Est, determinarono il più grande mutamento nelle relazioni internazionali avvenuto nella storia umana, senza quasi colpo ferire. Essi sono esempi concreti dell'efficacia e del potere della nonviolenza e costituiscono un esempio al quale hanno fatto riferimento molti altri movimenti negli anni seguenti.
Come conseguenza di questi eventi, si sciolse il Patto di Varsavia e l'Unione Sovietica si frammentò, dando origine alla Russia. Non si sciolse invece la NATO che anzi ampliò il suo campo di intervento spingendosi oltre quello che doveva essere il mandato originario. La dottrina strategica degli USA mirò a controllare l'Eurasia da Ovest mediante la NATO e da Est mediante un patto tra Giappone, USA e Australia, denominato ANPO.
Contrariamente a quanto sostenuto superficialmente da alcuni, secondo i quali il mondo era ormai dominato da una sola superpotenza imperiale, gli USA, la storia non era affatto finita, ma stava rapidamente riprendendo il suo corso verso direzioni assai difficili da prevedere.
La frammentazione della Yugoslavia e la successione di guerre dei Balcani, in Slovenia, Croazia, Bosnia, Kossovo, riportarono la guerra nel cuore dell'Europa, che si protrasse per buona parte degli anni 1990. Verso la fine di quel decennio, la situazione in Kossovo, nonostante i tentativi di mediazione dei movimenti per la pace internazionali, si aggravò ad un punto tale che la NATO decise di intervenire militarmente, con bombardamenti che raggiunsero Belgrado e videro il coinvolgimento anche dell'Italia, sia diretto sia mediante la disponibilità della base aerea di Aviano dalla quale decollavano i bombardieri.
L'altra area di grande turbolenza è il Medio Oriente, dove la guerra, presente sin dai tempi del confronto Iran-Iraq, riesplose quando l' Iraq invase il Kuwait nell'estate 1990 provocando il successivo intervento internazionale guidato dagli USA nel gennaio 1991.
Il Medio Oriente è inoltre attraversato da oltre mezzo secolo dalle ricorrenti guerre tra Israele e i paesi arabi confinanti (Egitto, Libano, Giordania, Siria) e dalle persistenti violazioni dei diritti umani della popolazione palestinese che, nella striscia di Gaza, fu sottoposta nell'inverno 2008-2009 al pesante bombardamento dell'operazione “piombo fuso”, che provocò la morte di circa 1500 civili.
Altre guerre, spesso trascurate o addirittura dimenticate, esplosero in varie parti del mondo: dall'Africa Centrale (Congo, Uganda e genocidio in Rwanda) allo Sri Lanka e al Nepal.
Per descrivere tale scenario, alcuni studiosi hanno introdotto il termine “nuove guerre”, perché rispetto alle grandi guerre del passato quelle odierne sono prevalentemente non interstatali, ma intrastatali, contro i civili che diventano le vittime prevalenti. Sono inoltre asimmetriche, ovvero combattute tra eserciti regolari e formazioni guerrigliere, in alcuni casi con la partecipazione di gruppi criminali mafiosi e dediti al narcotraffico, come in Colombia e nel Kossovo.
Ma l'evento che contribuì ulteriormente a modificare lo scenario internazionale fu l'attacco terroristico a New York l'11 settembre 2001. Gli USA colsero questa occasione per invadere dapprima l'Afghanistan, ritenendolo responsabile per aver dato rifugio alla rete terroristica di Al Qaeda, guidata da Bin Laden, e successivamente, nel marzo 2003, anche l'Iraq, accusando Saddam Hussein di possedere armi di distruzione di massa, che in realtà non furono mai trovate.
La partecipazione dell'Italia a queste guerre, Kossovo, Iraq e Afghanistan, sostenute dalla NATO, ha suscitato una dura controversia, tuttora aperta, sull'interpretazione dell'articolo 11 della nostra Costituzione, per aggirare il quale si è coniato un nuovo eufemismo, quello di “missioni di pace”, contestato anche da alcuni militari come il generale Fabio Mini.
Dopo dieci anni di guerra della cosiddetta guerra infinita, la situazione in Iraq, dove si stima che il numero di vittime dirette e indirette abbia superato il milione di persone, è caratterizzata da un continuo stillicidio di attentati. Anche in Afghanistan la guerra è senza sbocco e si è estesa a parte del Pakistan, colpendo soprattutto, mediante aerei senza piloti denominati droni, la popolazione civile.
Il costo economico di queste guerre è stato stimato da autorevoli economisti americani nell'ordine delle migliaia di miliardi di dollari, una cifra che avrebbe permesso di “comprare la pace” senza l'immane distruzione di vite umane.
Gran parte di esse si combattono in paesi ricchi di materie prime, (Medio Oriente, delta del Niger, Congo), soprattutto per un bene di interesse strategico, il petrolio.
L'emergere su scala internazionale di nuove potenze, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, Cina, India) contribuisce a rendere ancora più intensa tale competizione.
Mai come in questa epoca i problemi globali della pace e della guerra, dell'ambiente , dello sviluppo e della sostenibilità, della fame e della giustizia sociale, sono stati così intrecciati e complessi e mai come in questa epoca il messaggio della nonviolenza è stato così attuale e necessario.