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Vestebene

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Carlo Miroglio inizia con la moglie Angela Scarsella la sua attività come venditore ambulante di stoffe percorrendo i mercati dell’albese e quelli dell’astigiano. All’alba del nuovo secolo i Miroglio abbandonano il commercio ambulante ed aprono un negozio di tessuti in piazza Duomo, nel cuore di Alba. L’attività cresce rapidamente e nel 1902 i commessi sono già una dozzina. Anche i figli di Carlo e Angela iniziano a guadagnarsi da vivere vendendo tessuti nell’impresa di famiglia. Una prassi inaugurata da Giuseppe, il primogenito. Nel 1913 le vendite decollano e al commercio al dettaglio è  affiancato quello all’ingrosso.
Lo scoppio della prima guerra mondiale segna una brusca battuta d’arresto e un drastico ridimensionamento degli affari. Al termine del conflitto l’attività riprende, gli introiti salgono e i Miroglio riescono a stipare nei propri magazzini una notevole quantità di tessuti. L’anno seguente, la grande crisi che investe il paese paralizza il mercato mettendo la famiglia di fronte ad un bivio: riuscire a raggiungere un concordato con i propri fornitori oppure fallire. La soluzione trovata prevede l’apertura di nuovi punti vendita in grado di consentire un più rapido smaltimento dei tessuti in giacenza. A quello di Alba sono affiancati nuovi negozi a Nizza Monferrato, Genova e Cuneo che consentono di chiudere in pareggio il bilancio di fine anno. Raggiungere una clientela sempre maggiore, ampliando la propria rete di punti vendita, continua ad essere una prerogativa dell’azienda che tra il 1926 e il 1928 allarga il numero dei propri esercizi commerciali. È  però l’ultimo atto della società, che si scioglie definitivamente nel 1929. Solo Giuseppe continua a percorrere il solco faticosamente tracciato in tanti anni di lavoro, riuscendo a trasformare la piccola impresa di famiglia in uno dei gruppi più importanti dell’intero panorama europeo.
Nel 1934 affianca all’attività commerciale quella della produzione di tessuti, in particolare di seta. Inizia a proporre il proprio prodotto ai migliori negozi d’Italia creandosi un consolidato portafoglio clienti. L’attività di vendita di sete, alla quale si aggiunge anche quella di tessuti di rayon, prosegue a pieno ritmo per tutti gli anni Trenta. Ma lo scoppio della seconda guerra mondiale porta ad una drastica riduzione del giro di affari, fino a farli cessare del tutto. Giuseppe Miroglio chiude i propri punti vendita, riaprendoli soltanto alla fine delle ostilità, quando si trova a ripartire da zero.
La svolta avviene nel 1947, quando Giuseppe decide di avviare un’attività di produzione industriale in proprio: acquista quattro telai per la tessitura e li impianta nei vecchi magazzini in piazza del Duomo. La crescita è immediata: nel 1950 i telai, che lavorano a doppio turno, salgono a cinquantadue. Nello stesso anno, alla periferia di Alba, è inaugurato un nuovo stabilimento dotato di centocinquanta telai ed impegnato nella produzione di seta, viscosa e cotone.
Nella prima metà degli anni Cinquanta, la Miroglio getta le basi per la sua affermazione: nel 1953 il complesso di Alba è al centro di un nuovo ampliamento, cui segue una riorganizzazione tecnica consistente nell’inaugurazione di un nuovo reparto per l’orditura che fa salire il livello occupazionale a 150 addetti. Nel 1955, dopo aver ceduto la proprietà dell’impresa a Carlo e Franco, i due figli maschi, Giuseppe Miroglio  crea un’unità produttiva adibita alla produzione in serie di confezioni femminili a destinazione popolare: la Miroglio entra così nel settore dell’abbigliamento, attraverso un’apposita società denominata Vestebene. Il nuovo complesso occupa una trentina di lavoratori, in gran parte donne provenienti da Alba e dai paesi del circondario, chiamate a produrre abiti semplici e di facile esecuzione, esclusivamente riservati a una clientela femminile. Il primo abito prodotto è il modello Lido, venduto al prezzo sbalorditivo di 1.000 Lire. Il successo è immediato e nel 1955 l’azienda fa il proprio ingresso anche sul mercato invernale con due nuovi modelli. Lo stabilimento di Alba si rivela inadeguato a sostenere una produzione sempre più alta; nel 1956, alla periferia della città, su un’area di oltre 6.000 metri è inaugurato un nuovo complesso di quattro piani. Nel 1958 Vestabene completa il proprio ciclo produttivo con la costruzione di una stamperia e di una tintoria, anch’esse ubicate ad Alba. Insieme al fatturato cresce anche il numero degli addetti: 550 nel 1958 e 600 nel 1959, quando la Vestebene vanta rappresentanze commerciali in  più di trentotto nazioni. La vocazione commerciale e comunicativa influisce sul successo dell’azienda che investe in pubblicità sui rotocalchi femminili dell’epoca, sponsorizza concorsi di bellezza e può contare su una rete di venditori che percorrono l’Italia a bordo di automezzi sulle cui fiancate campeggia lo slogan: “Piace! Perché Vestebene”.
Nel 1960 si assiste a una separazione dei settori produttivi: non sarà più il tessuto a sostenere il peso della confezione, ma viceversa.
Nelle varie zone della provincia di Cuneo la Vestebene impianta diverse unità produttive, ciascuna delle quali ha il compito di occuparsi di una precisa fase della lavorazione e di un singolo prodotto. Dall’altro lato la Tessitura affianca alla tradizionale lavorazione dei tessuti, quella della maglieria.
Nel 1970, nell’ambito di un processo di modificazione sociale, nascono le Tessiture Miroglio Spa. È  comunque il settore delle confezioni, la Vestebene, a far registrare le novità maggiori: nel 1961 viene creata la Alba Confezioni, linea destinata ai soli grossisti, mentre nel 1962 sorge a Cuneo un nuovo complesso di 5.500 metri quadrati che impiega poco meno di 200 addetti nella confezione di abiti interi. Entrambi gli stabilimenti sono posti sotto il controllo della Granda Confezioni, una nuova società controllata interamente dalla Vestebene. L’espansione dell’azienda sul territorio continua anche negli anni seguenti con l’apertura di nuovi stabilimenti a Saluzzo e Cortemilia. Alla fine degli anni Sessanta, la Vestebene di Alba si estende su una superficie di oltre 100.000 metri quadrati, occupa un totale di 2.000 addetti, produce circa 3,5 milioni di capi e raggiunge un fatturato di sedici miliardi di Lire sul totale dei trentatre dell’intero gruppo. All’inizio degli anni Settanta la Vestebene intraprende un processo di internazionalizzazione che la porta a sviluppare unità produttive nel bacino del Mediterraneo: nuove fabbriche sorgono così in Grecia, Egitto e Tunisia.
             La fase di consolidamento e sviluppo prosegue anche negli anni Ottanta quando il gruppo attiva una serie di collaborazioni con grandi nomi della moda, lanciando sul mercato un nuovo marchio, Elena Mirò.
 Gli anni Novanta sono quelli di Caractère, rivolto al segmento medio alto del mercato, e di Motivi che si propone di conquistare il gusto delle donne più giovani, entrando nel mercato del pronto moda organizzato.
 Con l’inizio del nuovo millennio il Gruppo Miroglio acquisisce aziende di abbigliamento con una forte presenza sui mercati di Cina e Turchia.
 Un segmento significativo nella storia della Miroglio, è rappresentato dall’attenzione dell’azienda verso le politiche sociali in favore dei lavoratori. Tra il 1950 e il 1965 vengono costruiti alla periferia di Alba 414 alloggi suddivisi in tre distinti complessi residenziali. Lo stato sociale Miroglio prevede anche la creazione, nelle adiacenze degli stabilimenti di Alba, di un asilo nido per i figli dei lavoratori in grado di ospitare cento bambini. Nel 1973 Giuseppe Miroglio dà vita alla Fondazione Elena Miroglio che, avvalendosi del supporto di personale medico specializzato, si propone di intervenire in favore dei propri dipendenti in caso di malattie o infortuni sul lavoro, di organizzare colonie marine e montane per i loro figli e di elargire borse di studio.