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Il miracolo economico

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Tra il 1953 e il 1963 si assiste ad una fase espansiva che trasforma il paese raddoppiando il reddito nazionale e introducendo consumi e bisogni nuovi. Un vero e proprio miracolo economico che scuote la penisola, ridisegnandone geografie produttive, economiche, demografiche e sociali. Se nel 1954 il reddito nazionale è di 17.000 miliardi di Lire, nel 1964 raggiunge la cifra di 30.000 miliardi. Mutano gli indici legati al sistema produttivo: gli occupati in agricoltura scendono dagli otto milioni del 1954 ai cinque del 1964, mentre si registra un aumento dei lavoratori nell’industria e nei servizi. La produttività industriale aumenta dell’84%, contribuendo a diffondere consumi e bisogni nuovi. All’inizio degli anni Cinquanta, su dodici milioni di famiglie italiane, sono circa 4.400.000 quelle che non consumano mai carne. Nel 1955 gli italiani mangiano quattro - cinque chili di carne all’anno, tredici nel 1960, venti nel 1966 e venticinque nel 1971. All’inizio degli anni Cinquanta soltanto l’8% della abitazioni possiede, contemporaneamente, acqua, elettricità, bagno e servizi interni. Dieci anni dopo saranno invece più del 30%. Fanno la loro comparsa sulla scena frigoriferi, televisori e lavatrici: nel 1958 possiede il frigorifero il 13% delle famiglie italiane, nel 1965 lo avrà più della metà. I televisori passano dagli 88.000 del 1954 ai 634.000 del 1963, mentre le lavatrici, appena 72.000 nel 1954, raggiungono nel 1964 le  262.000 unità.
Benessere e slancio ottimistico verso il futuro trovano un ulteriore corrispettivo nell’automobile, vera e propria icona di questi anni. Sulle strade italiane le automobili passano dalle 700.000 del 1954, ai due milioni del 1960 fino ad arrivare ai cinque milioni del 1965, superando le moto e gli scooter, la cui produzione, 1.000.000 di esemplari nel 1955 e 4.300.000 nel 1963, conosce un forte sviluppo. L’automobile diventa uno dei simboli del miracolo economico.
Due sono le tappe classiche: la comparsa della Seicento nel 1955 e quella della Cinquecento nel 1957, che portano la Fiat ai vertici dell’industria italiana, facendo della motorizzazione di massa il perno dello sviluppo economico del paese. Automobili, elettrodomestici e scooter rappresentano i simboli di una spinta propulsiva che coinvolge diversi settori industriali, portando alla nascita di un’economia mista, che vede piccole imprese artigianali trasformarsi in complessi produttivi e altre aziende gettare le basi del proprio successo.
Mutano anche gli stili di vita: le donne, uscite dall’ambito domestico, si aprono a nuove opportunità professionali e di carriera, mentre i giovani, il cui tasso di scolarità si innalza, diventano una nuova categoria sociale con gusti e comportamenti che li separano dalle vecchie generazioni. Iniziano a suonare i juke box e a rumoreggiare i flipper, mentre musica ed abbigliamento vanno incontro a una  standardizzazione dei gusti.
Conoscono una rapida crescita anche le vacanze di massa: tra il 1956 e il 1965 raddoppiano le presenze negli alberghi e nei campeggi.
Crescita e trasformazioni trascinano dietro di sé molteplici contraddizioni, che hanno nell’aumento del divario tra il nord e il sud del paese, nella fuga dalle campagne verso i luoghi simbolo del miracolo economico e nell’emigrazione verso le grandi città del Nord i principali aspetti negativi. Nel 1958 l’agricoltura riveste in tutta l’area della provincia cuneese un carattere di preminenza sulle altre attività. Un comparto che tra l’immediato dopoguerra e l’inizio degli anni Sessanta conosce un rapido processo di meccanizzazione agricola (i 1.510 trattori del 1945 crescono fino a raggiungere la quota di 13.228 del 1961) che porta ad un aumento della coltivazione della frutta e dei foraggi, seguito da un incremento dell’allevamento di bestiame, in particolar modo dei bovini, passati dai 290.900 esemplari del 1951 ai 403.800 del 1961.
La fase di espansione attraversa anche il comparto industriale che nel 1961 impiega 52.998 addetti, 13.107 in più rispetto al 1951. Il settore tessile appare ridimensionato, ma crescono quello delle costruzioni, dell’abbigliamento, delle pelli, del cuoio, degli alimentari, del legno e della meccanica.
Gli anni Cinquanta sono decisivi per la crescita di marchi che partiti dalla granda si affermeranno su scala internazionale: Miroglio e Ferrero ad Alba, Rolfo a Bra, il Pastificio Gazzola a Mondovì, Audisio e Bongioanni a Fossano, mentre nel settore della gomma si assiste, nel 1963, alla nascita  dello stabilimento Michelin di Cuneo, capace di impiegare oltre 3.000 addetti. Tra gli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta si gettano le premesse per il decollo industriale dell’intera provincia cuneese, che la inserirà nelle dinamiche produttive che caratterizzano lo sviluppo economico in atto nell’intero triangolo industriale.