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"Tu non uccidere" di don Primo Mazzolari

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Non esiste una guerra giusta: questa è la convinzione che porta don Primo Mazzolari a pubblicare Tu non uccidere nel 1955, nel pieno della paura atomica e dello scontro tra l'occidente capitalista e l'oriente comunista (entrambi materialisti, tanto che non si può scegliere chi sia il peggiore, dice Mazzolari, e sono già affermazioni inattese da un prete in quegli anni).

Non esiste la guerra giusta, e i cristiani dovrebbero gridarlo con forza.
Non esiste perché la guerra, soprattutto oggi, provoca distruzioni estremamente peggiori di qualunque bene che pretendesse di difendere.
Se causa prima della guerra è la miseria, questa viene ancora aggravata anche per il vincitore, e i denari utilizzati in guerra servirebbero a guarire dalla miseria centinaia di milioni di persone. E per prepararsi alla guerra si sprecano così tante ricchezze che, una volta investite in armi, esigono oltretutto di essere utilizzate.

Neppure la guerra di difesa è giusta, perché utilizza i mezzi del violento senza poter essere sicura di poterlo vincere, facendo della giustizia (che pure è un bene) un idolo, che si sostituisce a Dio portando lacrime e disperazione agli uomini: «Non sono uomini, ma concetti, cioè mostruosità fabbricate dall'uomo per non ascoltare l'uomo. Moloch ha figliato: nazione, stato, classe, razza, democrazia, grandezza, onore, potenza, prestigio, gloria, libertà, giustizia: sono i suoi figli di oggi, che lo aiutano a divorare l'uomo».

Neppure la giustizia giustifica la guerra, perché il cristiano sa che importante e fonte di vita, più della giustizia, è la misericordia: «Un mondo senza giustizia non è un mondo cristiano: un mondo senza misericordia lo è ancor meno. Dove s'incontrino la giustizia e la misericordia non sappiamo: certamente non s'incontrano su un campo di battaglia».

Il cristiano dovrà quindi arrendersi al male, alla sopraffazione? Tutt'altro: rifiuta di resistere con la violenza (perché inutile, folle, disumana), ma non rifiuta la resistenza. L'unica via d'uscita alla violenza è una resistenza totalmente pacifica, che privilegi la vita alla giustizia e, se deve rinunciare alla vita, lo faccia sulla scia di Cristo, in un amore agli altri che svela la cattiveria dei malvagi proprio perché non ne sposa i metodi.
Col tempo, come il cristianesimo ha vinto la schiavitù senza dichiararla illegale ma chiedendo ai padroni di trattare gli schiavi come Cristo, così, comportandosi come Gesù, i cristiani hanno il dovere di percorrere vie nuove, di rifiuto totale della guerra, di resistenza nonviolenta al male, di lotta per il superamento della povertà e delle ingiustizie.