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Obiezione di coscienza all'industria bellica

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Non vogliamo fabbricare armi.

Su iniziativa di Achille Croce e del Gruppo Valsusino di Azione Nonviolenta, il 24 settembre 1970 gli 805 lavoratori delle Officine Moncenisio di Condove (Torino) riuniti in assemblea approvano all'unanimità una mozione contro la fabbricazione di armi e materiale bellico, che l'azienda stava producendo. Nella mozione si legge:

“I lavoratori delle Officine Moncenisio, considerando che il problema della pace e del disarmo li chiama in causa..., preoccupati dei conflitti armati che tuttora dilacerano il mondo...

Diffidano
la Direzione della loro Officina dall'assumere commesse di armi, proiettili, siluri o di altro materiale destinato alla preparazione o all’esercizio della violenza armata di cui non possono e non vogliono farsi complici...

Chiedono
alle Organizzazioni Sindacali di appoggiare la loro strategia di pace...

Invitano caldamente
i lavoratori italiani e di tutto il mondo a seguire il loro esempio di coerenti e attivi costruttori di pace”.

L'iniziativa suscitò una grande eco e solidarietà da parte di persone e movimenti in varie parti del mondo e stimolò altri lavoratori ad affrontare la questione della produzione di armi e della
riconversione dell'industria bellica.

Il 19 gennaio 1981 Maurizio Saggioro si rifiuta di continuare a produrre componenti per la fabbricazione di armi presso l'azienda in cui lavora, la fonderia “Metalli Pressati Rinaldi” di Bollate (Milano). Saggioro chiede di essere trasferito a svolgere un altro lavoro che non sia legato alla produzione bellica, ma dopo un primo momento in cui il direttore dell'azienda sembra disponibile ad accogliere tale richiesta, viene licenziato il 23 novembre 1981.
La sua azione induce alcuni esponenti del Partito Radicale a presentare, nel novembre 1981, in entrambe le Camere una proposta di legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza alla produzione bellica, che tuttavia non verrà approvata.

Nel 1983, Gianluigi Previtali presenta le proprie dimissioni per ragioni di coscienza dall'Aermacchi, azienda di Varese che produce aerei militari, denunciando inoltre che questi aerei erano destinati a paesi in guerra nel terzo mondo. Negli anni successivi, altri lavoratori si sensibilizzano e partecipano a un gruppo di studio sulla riconversione dell'industria bellica. Nella primavera del 1986, Elio Pagani e Marco Tamborini fanno una pubblica dichiarazione di obiezione di coscienza alle spese militari. A questa seguirà, nel novembre 1989, la dichiarazione di obiezione di coscienza alla produzione militare da parte di Elio Pagani, che chiede il trasferimento al settore civile. Dopo una prima apparente apertura, i vertici dell'azienda riescono a liberarsi di questa “cellula di lavoratori antimilitaristi cresciuta in seno alla fabbrica di aerei da combattimento”, mettendoli in cassa integrazione a zero ore.