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L'obiezione di coscienza alle spese militari

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La Campagna di Obiezione alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta è stata lanciata nel 1982, in risposta all'istallazione dei missili a Comiso, con l'obiettivo di realizzare in Italia le prime sperimentazioni di Difesa Popolare Nonviolenta.
Dopo oltre venticinque anni di lotte, con l’adesione e la mobilitazione di migliaia di persone, la Campagna è riuscita a costruire un fronte di resistenza alla guerra di grande importanza e a ottenere importanti risultati:
- la sentenza della Corte Costituzionale 164/85 che equiparò difesa armata e difesa non armata, ai fini di adempiere l’obbligo di difesa della patria (art. 52);
- la Legge 230/98 che, riformando il servizio civile, ne riconobbe il carattere “alternativo” (e non più solo sostitutivo) al servizio militare, introdusse l’obiezione di coscienza come diritto (e non più concessione) e la possibilità di svolgimento all’estero e definì, tra i compiti dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC) la predisposizione di forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta;
- tre successivi ordini del giorno, collegati alla Legge 230/98 e approvati il 14.04.98, che impegnavano il governo in materia di formazione alla difesa nonviolenta, di riconoscimento del diritto all’opzione fiscale e di formazione di un contingente di Caschi Bianchi;
- la Legge 64/2001 istitutiva del servizio civile nazionale che viene definito espressamente “finalizzato a concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari” e che prevede (art. 9) la possibilità di svolgere servizio civile all’estero “in strutture per interventi di pacificazione e cooperazione fra i popoli”;
- il D.P.C.M. 18.02.2004 che ha disposto l’insediamento del Comitato di Consulenza per la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta presso l’UNSC, con funzioni di ricerca, formazione e informazione sulla DPN;
- la sentenza della Corte Costituzionale 228/2004 del 16.07.2004 secondo cui anche il nuovo Servizio Civile Volontario è parte integrante del dovere di difesa della patria (art. 52).
L’obiettivo politico finale della Campagna è l’approvazione di una legge di opzione fiscale che riconosca il diritto del contribuente a finanziare la Difesa Popolare Nonviolenta. Altri obiettivi sono l’istituzione di un Ministero per la Pace e la riduzione delle spese militari.
I cittadini aderenti alla Campagna, che non condividono l’uso della forza per intervenire nelle controversie internazionali, sottoscrivono l'autodichiarazione dello status di obiettore alle spese militari sostenute dallo Stato ed effettuano un versamento a favore di organizzazioni che lavorano per risolvere i conflitti in modo alternativo con mezzi pacifici, con la difesa popolare nonviolenta, con l'interposizione nonviolenta in aree di conflitto, con il disarmo per portare sollievo alle popolazioni stravolte dalle guerre, per promuovere i diritti umani. È un versamento che rende esplicita la volontà di vedere usato il proprio denaro per costruire la pace in alternativa a un uso che oggi è prevalentemente per gli armamenti e la guerra.