Menu di scelta rapida
Sei in: Home / Cultura / Esposizioni e mostre / 2011 / Percorso mostra / 1949 - 1988 Luci e ombre della democrazia / Stanza 12 / Danilo Dolci e le lotte nonviolente

Danilo Dolci e le lotte nonviolente

Link alla versione stampabile della pagina corrente

Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste.
Matura presto un forte senso di avversione al fascismo e nel 1943 è arrestato a Genova perché rifiuta di vestire la divisa repubblichina, ma riesce a fuggire in Abruzzo.
Nel 1950 abbandona l’Università e va a vivere a Nomadelfia, «la città dove la fraternità è legge», una comunità di accoglienza per bambini sbandati dalla guerra, fondata da don Zeno Saltini.
Il 1952 è l'anno di una decisione ancora più radicale: Dolci lascia Nomadelfia e si trasferisce in Sicilia, nel piccolo borgo marinaro di Trappeto, povero tra i poveri, che per lui sarà una «continuazione della Resistenza, senza sparare». 
La sua opera instancabile si concretizza in numerose iniziative di lotte popolari per il lavoro, il pane, la democrazia utilizzando mezzi nonviolenti e svolgendo un'intensa attività educativa per facilitare la partecipazione dal basso. La stampa comincia a parlare di Dolci come del “Gandhi italiano” e tra i primi a coglierne appieno il valore è Aldo Capitini, con il quale si stabilisce un dialogo intenso e duraturo.
Nel gennaio del ’56, viene promosso uno “sciopero alla rovescia”, con centinaia di disoccupati impegnati a riattivare una strada comunale resa intransitabile dall’incuria delle amministrazioni locali. Le istituzioni reagiscono con la repressione e gli organizzatori vengono arrestati e tradotti all’Ucciardone. Il “caso Dolci” infiamma il paese e Dolci viene scarcerato al termine di uno storico processo, nel corso del quale Piero Calamandrei richiama «il dialogo eterno tra Creonte e Antigone, tra Creonte che difende la cieca legalità e Antigone che obbedisce soltanto alla legge morale della coscienza, alle “leggi non scritte” che preannunciano l’avvenire, con questo solo di diverso, che qui Danilo non invoca leggi “non scritte”. Perché, per chi non lo sapesse ancora, la nostra Costituzione è già stata scritta da dieci anni».
Nel corso degli anni, Dolci riceve il sostegno nazionale e internazionale intorno alla sua opera e si costituiscono numerosi gruppi di sostenitori. Centinaia di giovani si trasferiscono in Sicilia da tutto il mondo per contribuire a un’imponente opera di riscatto civile, democratico, economico.
Nel 1958, gli viene attribuito il Premio Lenin per la Pace. Dolci, pur accettandolo, dichiara: «Non sono comunista, non ho ancora visto un metro quadrato delle Repubbliche Sovietiche. Accetto il Premio e ringrazio profondamente”. Nel maggio successivo, con i soldi del Premio, si costituisce il Centro Studi e Iniziative per la Piena Occupazione, che diventerà rapidamente uno straordinario strumento al servizio dello sviluppo di tutta la Sicilia occidentale.
Per realizzare il suo lavoro, Dolci sviluppa il metodo maieutico di autoanalisi popolare, che sta alla base di un programma autenticamente rivoluzionario e nonviolento.
Per sottrarre il controllo dell'acqua alla mafia, viene realizzata una diga sul fiume Jato, che richiederà quasi dieci anni di lotte e mobilitazioni popolari e porterà a un netto miglioramento della popolazione.
A partire dal 1970, Dolci pubblica le sue maggiori opere poetiche: Il limone lunare (1970), Non sentite l’odore del fumo? (1971), Poema umano (1974), Il Dio delle zecche (1976), Creatura di creature (1979), ispirate al lavoro popolare che lo ha coinvolto nei decenni precedenti.
Nel periodo successivo, egli approfondisce la ricerca sulla struttura maieutica e sulle sue possibili applicazioni in ambito educativo e gira l'Italia per animare laboratori maieutici in scuole, associazioni, centri culturali.
Nel 1988, dopo anni di ricerche condotte con centinaia di collaboratori, esce la Bozza di manifesto “Dal trasmettere al comunicare” in cui denuncia i danni derivanti in ogni ambito da rapporti prevalentemente unidirezionali, trasmissivi, violenti e si propone l’alternativa della comunicazione, della maieutica reciproca, della nonviolenza. Dolci muore il 30 dicembre 1997 a Trappeto.