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Resistenza civile in Europa

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La resistenza civile ebbe manifestazioni diverse e diffuse in tutta Europa: proteste contro il carovita, assalti ai treni carichi di viveri, rifiuto da parte di gruppi di categoria (medici, insegnanti, professionisti) di aderire ad associazioni nazificate, aiuto e protezione ai perseguitati, con le donne che furono spesso protagoniste di primo piano.
Un caso clamoroso avvenne nel cuore della Germania nazista, a Berlino, il 27 febbraio 1943, quando un gruppo di donne tedesche manifestò nella Rosenstrasse, davanti all'ex edificio amministrativo della comunità ebraica, dove erano stati portati i loro mariti, arrestati perché ebrei:
“ Nei primi giorni del marzo 1943 accadde a Berlino qualcosa che sino a quel momento nessuno avrebbe ritenuto possibile: più di 1000 ebrei destinati alla deportazione verso est e rinchiusi nel centro di raccolta in Rosenstrasse 2 e 4 furono rimessi in libertà. Altri 25 ebrei furono ricondotti a Berlino due settimane dopo. Costoro erano già stati deportati ad Auschwitz, il campo di sterminio in cui dal 3 settembre 1941 si uccideva sistematicamente con il gas venefico Cyclon B: erano stati per 12 giorni nel più famigerato di tutti i Lager ed erano tuttavia sfuggiti a una morte sicura... Erano già condannati a morte e furono riconsegnati alla vita. Era successo qualcosa di impensabile, che a tutt'oggi appare incompatibile con la realtà di quegli anni. Un evento che smentisce la fama del perfetto funzionamento di quella macchina di morte: il Moloch aveva sputato fuori ciò che avevo ormai ingoiato. Due anni prima del crollo definitivo rivelava un punto debole, mostrava, anche se su scala ridotta, di poter essere sconfitto. Ma chi l'aveva sconfitto?...
Non furono che poche centinaia di persone, in prevalenza donne, a strappare al Moloch la sua preda. Scelsero il modo più antico per mostrare che non approvavano la condotta del governo: scesero in strada e protestarono. Agirono in modo pacifico, per la maggior parte del tempo camminando avanti e indietro sul marciapiede davanti all'edificio in cui erano detenuti i loro parenti, in Rosenstrasse, ad appena qualche minuto dall'Alexanderplatz, che allora era il centro di Berlino. La maggior parte di loro erano donne e mogli  ‘ariane’ che volevano salvare i familiari ebrei; nel corso dei giorni, però, si unirono a loro parenti, passanti e molte persone giunte a conoscenza dell'evento attraverso il passaparola...”

Tra le figure di donne attive nella resistenza europea al nazismo, spicca la straordinaria resistenza morale di Etty Hillesum, giovane donna olandese morta a 29 anni ad Auschwitz dopo essersi offerta come volontaria nel campo di transito di Westerbork.
Scrive nei suoi diari:
“ In fondo io non ho paura. Non per una forma di temerarietà, ma perché sono cosciente del fatto che ho sempre a che fare con degli esseri umani, e che cercherò di capire ogni espressione, di chiunque sia e fin dove mi sarà possibile. E il fatto storico di quella mattina non era che un infelice ragazzo della Gestapo si mettesse a urlare contro di me, ma che francamente io non ne provassi sdegno - anzi che mi facesse pena, tanto che avrei voluto chiedergli: hai avuto una giovinezza così triste o sei stato tradito dalla tua ragazza? Aveva un'aria così tormentata e assillata, del resto anche molto sgradevole e molle. Avrei voluto cominciare subito a curarlo, ben sapendo che questi ragazzi sono da compiangere fintanto che non sono in grado di fare del male, ma che diventano pericolosissimi se sono lasciati liberi di avventarsi sull'umanità. È solo il sistema che usa questo tipo di persone a essere criminale. E quando si parla di sterminare, allora che sia il male nell'uomo, non l'uomo stesso”.