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Domenico Sereno Regis:un partigiano nonviolento

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Durante la Resistenza si poteva essere al tempo stesso partigiano e nonviolento? La risposta è tutt'altro che scontata e continua a suscitare molti dibattiti. Tuttavia, alcuni cercarono a quel tempo delle strade che consentissero di rispondere positivamente.
Tra questi spicca la figura di Domenico Sereno Regis. Nato a Torino il 7 dicembre 1921, quando decise di aderire alla Resistenza aveva poco più di vent'anni. La sua scelta antifascita è strettamente connessa con l'appartenenza all'Azione Cattolica e alla formazione avuta sin da giovanissimo nella parrocchia di San Bernardino, sotto la guida di Renato Sclarandi, che concluse la sua “breve e luminosa vita” in un campo di concentramento nazista.
Domenico inizia a lavorare come tornitore in una fabbrica di cuscinetti a sfera, la Cumino, dove collabora con le SAP (Squadre di Azione Patriottica), facendo da collegamento con i gruppi partigiani del Canavese. In una sua breve testimonianza descrive con le seguenti parole il suo impegno:
“Io arrivavo dall'Azione Cattolica, avevo fatto la guerra, da cui avevo capito bene perché non bisogna affatto fare la guerra; quella è stata la mia prima scuola...
La seconda scuola l'ho fatta con la Resistenza, e lì ho imparato tante altre cose. La mia Resistenza, siccome l'ho fatta a Torino, l'ho fatta abbinandola alle ore di lavoro. È importante ricordare che lavoravamo sotto i bombardamenti.
Ed allora lì avevamo già avviato tutto un certo tipo di discorso con dei gruppi di amici e... si era dato il via e si erano potenziati i “raggi”, cioè gruppi di resistenza antifascista perché servivano a distribuire volantini, per avere notizie, per far scappare qualcuno, per mandare in montagna qualcun altro...”
Solo negli ultimi mesi raggiunge la formazione della divisione Torino che opera nelle montagne del Canavese, per partecipare poi, nel maggio del 1945, alla liberazione della città. Nella sua scelta di aderire alle formazioni partigiane, Domenico ha cercato di mantenersi coerente a quella che, già allora, si delineava come una ricerca di una più matura cultura della nonviolenza: imbraccerà il fucile, senza tuttavia sparare mai un colpo.
Nell’immediato dopoguerra, dal 1945 al 1947, è stato presidente della Gioventù Operaia Cristiana (GiOC) e in seguito fu tra i promotori dei gruppi “Amici di don Mazzolari”; collaborò alla rivista “Adesso” ed entrò in contatto con le riviste francesi “Esprit” e “Témoignage Chrétien”. Questo percorso delinea chiaramente i fondamenti del suo impegno: un riferimento saldo al messaggio evangelico e uno spirito religioso libero e combattivo. Fu così del tutto naturale l’incontro con il Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR). Nel MIR Domenico Sereno Regis trovò il modo di conciliare il suo impegno di credente e la sua passione civile, che si espresse in mille modi, ma ebbe sempre come punto focale la sua vocazione per la pace, intesa come rapporti più giusti, come rifiuto della guerra e della violenza, come apertura, come dialogo ed esercizio del potere dal basso. Nel 1967 entrò a far parte del Consiglio nazionale del MIR italiano, esercitò per alcuni anni la carica di vicepresidente nazionale del movimento e nel 1980 ne assunse la presidenza.
Nel 1982 fondò insieme ad altri attivisti del MIR e del Movimento Nonviolento, un Centro Studi che, dopo la prematura morte, il 24 gennaio 1984, fu intitolato alla sua memoria: il Centro Studi Sereno Regis (via Garibaldi 13, Torino, www.serenoregis.org ) dove si svolge un'intensa attività di promozione della cultura della nonviolenza attraverso la ricerca, l'educazione e l'azione