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Nascita del movimento federalista europeo: Altiero Spinelli e Ernesto Rossi

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Altiero Spinelli nasce a Roma il 31 agosto 1907. Militante antifascista fin dai primi anni, Spinelli viene arrestato nel 1927 e sconta dieci anni di carcere nei penitenziari di Roma, Lucca, Viterbo e Civitavecchia. Dopo aver scontato la pena, viene inviato per sei anni al confino, prima a Ponza e poi a Ventotene.
Caduto il fascismo, Spinelli viene liberato il 19 agosto 1943. Dal 1970 al 1976 è membro della Commissione europea e nel 1979 viene eletto deputato al Parlamento europeo, dove svolge un ruolo di particolare rilievo nella formulazione di un progetto di Trattato dell’Unione europea nel 1984.
Muore a Roma il 23 maggio 1986.

Ernesto Rossi nasce a Caserta il 25 agosto 1897. Militante antifascista, stampa e diffonde, con altri amici, uno dei primi fogli antifascisti clandestini, il “Non mollare”. Nel 1929, fu tra i fondatori del movimento antifascista “Giustizia e Libertà”. Arrestato nel 1930, paga l’opposizione al fascismo con nove anni di carcere e quattro anni di confino sull’Isola di Ventotene. Muore a Roma il 9 febbraio 1967.

Il Movimento federalista europeo, prende le sue origini dal “Manifesto per l'Europa libera e unita” o “Manifesto di Ventotene” e nasce ufficialmente a Milano nel 1943.


Il Manifesto di Ventotene “Per un'Europa libera ed unita”

Scritto fra il 1941 e il 1943, in piena seconda guerra mondiale, nell'isola di Ventotene dove erano confinati circa un migliaio di antifascisti, il Manifesto costituisce il testo fondatore dell'impegno politico dei movimenti per l'unificazione federale dell'Europa. Redatto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, frutto di intense discussioni fra gli esuli ed ispirato dagli scritti e dalle idee di Luigi Einaudi, il Manifesto indica chiaramente la sovranità statale assoluta come causa principale e strutturale della violenza dei conflitti internazionali. L'Europa, in quel momento, stava infatti vivendo una delle guerre più sanguinose e drammatiche che avesse mai conosciuto.

... “Il problema che in primo luogo va risolto e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani. Il crollo della maggior parte degli stati del continente sotto il rullo compressore tedesco ha già accomunato la sorte dei popoli europei, che o tutti insieme soggiaceranno al dominio hitleriano, o tutti insieme entreranno, con la caduta di questo, in una crisi rivoluzionaria in cui non si troveranno irrigiditi e distinti in solide strutture statali. Gli spiriti sono già ora molto meglio disposti che in passato ad una riorganizzazione federale dell'Europa. La dura esperienza ha aperto gli occhi anche a chi non voleva vedere ed ha fatto maturare molte circostanze favorevoli al nostro ideale.
Tutti gli uomini ragionevoli riconoscono ormai che non si può mantenere un equilibrio di stati europei indipendenti con la convivenza della Germania militarista a parità di condizioni con gli altri paesi, né si può spezzettare la Germania e tenerle il piede sul collo una volta che sia vinta. Alla prova, è apparso evidente che nessun paese d'Europa può restarsene da parte mentre gli altri si battono, a nulla valendo le dichiarazioni di neutralità e di patti di non aggressione. È ormai dimostrata la inutilità, anzi la dannosità di organismi, sul tipo della Società delle Nazioni, che pretendeva di garantire un diritto internazionale senza una forza militare capace di imporre le sue decisioni e rispettando la sovranità assoluta degli stati partecipanti. Assurdo è risultato il principio del non intervento, secondo il quale ogni popolo dovrebbe essere lasciato libero di darsi il governo dispotico che meglio crede, quasi che la costituzione interna di ogni singolo stato non costituisse un interesse vitale per tutti gli altri paesi europei...”.

Da “Il Manifesto di Ventotene” – Prefazione di Eurgenio Colorni – Edizione anastatica a cura di Sergio Pistone con un saggio di Norberto Bobbio – CELID – pagina 21, 22.