Menu di scelta rapida
Sei in: Home / Cultura / Esposizioni e mostre / 2011 / Percorso mostra / 1922 - 1948 Fascismo Guerra Resistenza Costituzione  / Stanza 11 / L'europeismo di Duccio Galimberti

L'europeismo di Duccio Galimberti

Link alla versione stampabile della pagina corrente

Il Progetto per un’Europa integrata all’insegna della pace, della libertà e della solidarietà

Duccio Galimberti, leader della Resistenza partigiana in Piemonte, eroe nazionale e Medaglia d’oro al Valor Militare, è apprezzato e onorato per questi altissimi meriti. Forse sono meno conosciute le sue riflessioni e le sue proposte relative al futuro dell’Europa, delineato nell’ottica dell’integrazione politica.
L’illustre figlio del Cuneese non si preoccupò solamente di porre un freno al fascismo e di destituirlo dal potere, ma operò in modo da porre le basi per prevenire la formazione di un nuovo regime dittatoriale e per garantire un futuro migliore sia all’Italia e sia all’Europa, favorendo la democrazia, l’unità e l’uguaglianza.
Stimolato dalla lettura della Pace perpetua di Immanuel Kant, Galimberti propose al suo amico e collaboratore Antonino Repaci di redigere un documento relativo alla rigenerazione dell’Europa post-bellica, nella prospettiva di un ordinamento federale. Il tutto si tradusse nell’elaborazione collegiale, tra il 1942–1943, del Progetto di costituzione confederale europea ed interna.
Il termine “confederazione” non deve trarre in inganno. L’ordinamento istituzionale prospettato dai due estensori consisteva in una vera e propria federazione: vocabolo, questo, volutamente non utilizzato, per non innescare pregiudiziali resistenze e sospetti in un Continente dilaniato dalla guerra e ancora in preda a viscerali ostilità interne. Meglio, dunque, adoperare la prima versione nominale, meno impegnativa sul piano della rinuncia a quote significative di sovranità.
Nella tessitura del Progetto, emergeva un doppio impegno, quello di delineare l’organigramma della struttura confederale e quello di definire la costituzione interna dei singoli Stati. Il tutto per sintonizzare armonicamente il funzionamento di questi ultimi, in particolare per ciò che concerne l’esercizio della politica interna, con le linee strategiche adottate dall’«Unione». Di qui la necessità di sostituire al principio dell’indipendenza degli Stati quello dell’autonomia, con la possibilità per ognuno di essi di legiferare al proprio interno, ma sempre nei limiti di una legge superiore a cui lo Stato autonomo è assoggettato.
La Confederazione europea doveva ispirarsi all’ideale pacifista, dunque bandire ogni politica di respiro egemonico. I singoli Stati avrebbero dovuto rinunciare alle loro milizie nazionali, in favore di un esercito confederale, sostenuto da risorse fornite, in misura proporzionata, dai singoli membri. Tutte le industrie belliche, infine, sarebbero diventate proprietà della Confederazione.
I due estensori si preoccuparono, poi, di delineare gli organi della Confederazione, individuati nei seguenti quattro: un Comitato di Presidenza, un’Assemblea rappresentativa dei singoli Stati, un Comitato Esecutivo e una Corte Confederale di Giustizia, coadiuvati da 16 altri organi con competenze di natura tecnica.
Il progetto contemplava, tra l’altro, il problema del lavoro, là dove sosteneva che era compito dello Stato intervenire nel caso in cui un suo cittadino non riuscisse a trovare lavoro oppure stentasse a difendersi dallo sfruttamento. Il lavoro – veniva poi precisato – rivestiva un autentico valore morale, in quanto contributo personale alla società e mezzo per assicurare ai lavoratori un dignitoso tenore di vita e un tempo libero adeguato per l’assolvimento degli impegni familiari e degli hobby personali.
Con il loro progetto, Duccio Galimberti e Antonino Repaci si proponevano di rimettere l’Europa, dilaniata da una feroce guerra, sui binari della pacificazione, della cooperazione e della ripresa socio-economica. Ma in una versione diversa rispetto alla realtà statocentrica allora imperante. Una versione integrativa che, in qualche modo, prefigurava l’attuale realtà comunitaria.