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Le Cartiere Burgo

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Il 27 giugno 1905 l’ingegner Luigi Burgo deposita l’atto costitutivo della Cartiera di Verzuolo. Un anno dopo l’azienda inizia la propria attività, producendo giornalmente sessanta quintali di carta da impacco monolucida, prodotto sul quale si concentra la lavorazione delle principali cartiere italiane.  Dopo l’iniziale fase di avvio, la Cartiera orienta le lavorazioni alla carta da giornale siglando accordi con importanti testate nazionali come “La Stampa” e la “Gazzetta del Popolo”.
Allo scoccare del primo decennio del Novecento, lo stabilimento di Verzuolo, diventato il principale polo economico del saluzzese, occupa 315 dipendenti, la maggior parte proveniente dal territorio circostante.
A partire dal 1912 la Cartiera aggiunge altri tasselli alla propria parabola espansiva con l’acquisto di moderni macchinari e il progetto di costruzione di una nuova centrale elettrica in località Calcinere, che per le vicissitudini legate al primo conflitto mondiale, sarà inaugurata solo nel 1922, quando l’azienda provvede all’assorbimento e all’acquisto di cartiere e fabbriche sussidiarie, diventando un colosso nel campo della cellulosa. Nel 1925 l’azienda muta la propria denominazione in Società Anonima Cartiere Burgo, che a partire dal 1929 sarà quotata alla borsa di Milano. Il 1934 segna il raggiungimento del milione di tonnellate prodotte mentre, quattro anni più tardi, con i suoi 5.400 addetti, la Burgo rappresenta il più importante gruppo cartario del paese, in grado di produrre il 24% dell’intera carta italiana. Numeri rispetto ai quali Verzuolo inizia a stare stretta: nel settembre 1933 l’azienda decide di trasferire a Torino la Direzione centrale e gli Uffici Vendite. Spinta dalla politica autarchica del regime, la Burgo è coinvolta in un programma teso a raggiungere un obiettivo ambizioso: la sostituzione della cellulosa di importazione con l’utilizzo di fibre annuali prodotte in Italia. A sostegno dell’azienda si muove l’IRI che investe una quota di capitale tale da creare nuove società alle quali fanno capo i nuovi stabilimenti Burgo di Chieti, Capua, Cuneo e Mantova. Un programma che vede il proprio completamento con la creazione dell’Istituto Sperimentale di Pioppicoltura “Arnaldo Mussolini” , inaugurato il 1° ottobre 1939, con sede a Casale Monferrato, e il Laboratorio Sperimentale Centrale di Torino, che inizia la propria attività nel dicembre 1939. Realizzazioni che portano la Burgo a impiegare circa 10.000 dipendenti: numeri che non lasciano insensibile il duce che, il 20 maggio 1939, si reca in visita nei reparti di Verzuolo, nominando qualche mese dopo l’ingegner Luigi Burgo senatore a vita.
L’entrata in guerra dell’Italia fascista ha ripercussioni pesanti sull’attività dell’azienda, che deve fare i conti con le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, la carenza di personale tecnico e specializzato, la difficile convivenza con l’occupante tedesco, la sensibile contrazione della produzione e le distruzioni provocate dalle incursioni dell’aviazione alleata che si abbattono sullo stabilimento di Verzuolo, paralizzandone per sei mesi la produzione e, successivamente, sulla sede torinese. Il periodo bellico coincide con l’estromissione dai vertici aziendali di Luigi Burgo, condannato in primo grado per connivenza e collaborazione col regime fascista nel quadro delle dinamiche epurative, che al termine del conflitto riguardano numerose realtà produttive del paese. Assolto in appello, Luigi Burgo non riuscirà a rientrare negli organismi decisionali di quella che fino ad allora è stata la sua creatura. Il suo nome lascia spazio alla famiglia Adler e, successivamente, a Giuseppe Lignana che, nominato amministratore delegato nel 1985, porta la Burgo a raggiungere i primi posti nell’ambito europeo della produzione di carte grafiche. Seguendo un destino comune a molte grandi imprese, la Burgo è al centro di ricorrenti riassetti societari che portano a fasi di acquisto, vendita, fusioni, incorporazioni, scorpori, aumento di capitale, investimenti e disinvestimenti. L’assetto societario dell’azienda vede tra i principali azionisti Mediobanca, seguita da altri enti bancari e aziende non direttamente legate al mondo cartario. Un vuoto colmato nel 2004, quando il pacchetto di maggioranza relativa della Burgo è acquistato dal Gruppo Marchi, già proprietario di numerose cartiere che insieme a Mediobanca, Assicurazioni Generali, Italmobiliare, Capitalia, Palladio ed Efibanca è chiamato a traghettare l’azienda negli anni a venire.