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Emigrazione Italiana (1861-1901)

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A ridosso degli anni Ottanta dell’Ottocento l’emigrazione italiana diventa un fenomeno di massa: tra il 1875 e il periodo immediatamente precedente la prima guerra mondiale, lasciano l’Italia circa 15 milioni di persone. Molte di esse prendono la via delle Americhe.
Verso l’America meridionale si dirigono i contadini originari dell’Italia settentrionale, attratti dal miraggio di grandi appezzamenti di terra da coltivare e dalla richiesta di manodopera da parte dei latifondisti. Intere famiglie si riversano soprattutto in Argentina e in Brasile, dando vita a una parabola migratoria che, inizialmente a carattere stagionale, si trasforma successivamente in definitiva.
Con l’inizio del nuovo secolo, alle correnti migratorie dell’Italia settentrionale si affiancano quelle provenienti dal Mezzogiorno, che hanno come meta principale le grandi città del nordest degli Stati Uniti d’America. Partire diventa un modo per cancellare l’odore della miseria dalla vita di tutti i giorni. Un flusso copioso, che inizia ad attenuarsi a partire dal secondo decennio del Novecento: tra il 1901 e il 1910  la media annua degli espatri è di 600.000 unità. Dieci anni più tardi scende a  375.000 partenze annue.
Un periodo che coincide con un mutamento negli Stati Uniti delle politiche di accettazione degli emigranti, non più accolti indiscriminatamente e al centro di campagne discriminatorie che hanno proprio negli italians, gli italiani, uno tra i principali bersagli. Campagne che, condivise da ampi strati della popolazione statunitense, si avvalgono del contributo di leggi e decreti miranti a limitare gli ingressi di nuovi immigrati, e la cui entrata in vigore pone gradatamente fine alla grande emigrazione italiana negli Stati Uniti.
Nel quadro generale dell’emigrazione italiana, trova spazio anche quella piemontese. Tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale, la Francia accoglie poco meno di un milione di cittadini piemontesi, provenienti dalla pianura, dalla collina ma, soprattutto, dalla montagna. Nel 1876, sul totale dei 34.509 emigranti italiani diretti in Francia, 21.233 provengono dal Piemonte, che ha nelle province di Torino e Cuneo le aree geografiche più rappresentate. Il numero dei piemontesi espatriati in Francia continua a restare su valori consistenti anche negli anni successivi, passando dai 10.000 del 1901, ai 19.000 del 1905, fino ad arrivare ai circa 15.000 del periodo precedente la prima guerra mondiale. Tra le province, quella di Cuneo appare la più rappresentata, con il 62,2% di emigranti, molti dei quali costituiti da donne.
Svizzera e Germania sono, insieme alla Francia, gli altri paesi verso i quali si dirigono i flussi migratori piemontesi che, in ambito extraeuropeo, hanno come mete finali l’Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti e l’Australia.
Tra il 1901 e il 1913 partono alla volta dell’Argentina 151.030 piemontesi, in gran parte contadini attratti dalle prospettive offerte dalle sconfinate pampas. Un flusso destinato a diminuire durante la prima guerra mondiale, quando si registrano 7.776 partenze, per poi riprendere tra il 1919 e il 1927, quando sono 55.779 i piemontesi a mettersi in viaggio alla volta del paese sudamericano, nel quale raggiungono presenze significative a Buenos Aires, Cordoba e Santa Fe.
Dopo l’Argentina, il Brasile, terra nella quale, tra il 1910 e il 1927 giungono dal Piemonte poco più di 20.000 persone e gli Stati Uniti, alla volta dei quali, tra il 1880 e il 1915, partono dal Piemonte circa 150.000 persone. Con la seconda metà degli anni Venti, i piemontesi iniziano a dirigere le proprie attenzioni verso nuove rotte, spingendosi, oltre che verso le mete tradizionali, anche in Venezuela, Cile e Uruguay.
In Australia i piemontesi si distribuiscono in tutti gli stati della Confederazione, prevalentemente nel Queensland dove tra il 1910 e il 1916 essi rappresentano il 31% sul totale degli italiani. Ad arrivare per primi sono i cercatori d’oro del Verbano e della Valdossola, seguiti da coloro che decidono di lasciare le province di Cuneo, Biella, Asti, Vercelli e Novara per andare a costruire il proprio futuro sulle sponde del Pacifico.