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La leva militare: coscrizione obbligatoria tra consenso e rifiuto

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L'obbligo del servizio di leva fu esteso a tutte le province fra il 1860 e il 1862 e per molte regioni la coscrizione costituì una novità.
Gli esiti della prima leva, nel 1863, offrivano l'immagine di un paese profondamente diviso di fronte alla coscrizione obbligatoria, con un'area di consenso localizzata nella pianura padana, e una vasta area di rifiuto nei territori appartenenti in passato al Regno Pontificio e a quello delle Due Sicilie, con punte del 57% di renitenti a Napoli, 45% a Catania, 40% a Urbino e una media nazionale, secondo i dati ufficiali, dell'11%. Ma stando ad altre stime, questa percentuale dovrebbe essere raddoppiata.
La leva del 1863 dimostra dunque una diffusa insofferenza, con motivazioni diverse di rifiuto del militarismo.
Negli anni successivi, la percentuale di renitenti si riduce man mano, in seguito all'azione repressiva del governo e alla lotta contro il brigantaggio, ma il rifiuto permane e si manifesta in un'ampia casistica di simulazioni alla visita di leva sino a casi più estremi di autolesionismo.
Numerose sono inoltre le azioni di protesta durante il servizio: nel primo decennio dopo l'unità, si arriva sino a oltre novemila processi all'anno, pari al 3% dei militari in servizio. Oltre all'insubordinazione si contano numerosi suicidi, con una media annua di oltre 80 casi.
Per creare consenso e contenere il rifiuto, le autorità militari elaborano un'abile strategia basata sugli ideali di patria, virilità, iniziazione alla vita adulta, fascino della divisa. Le parate militari sono occasioni ulteriori per agire sulla psicologia popolare, come constata con amarezza il periodico antimilitarista “La Pace”:
“Le folle si compiacciono delle riviste militari, spettacolo caro ai bambini, i quali vogliono, l'indomani, i bottoni d'oro e il vestito da marinaio. Qual è mai il segreto di questa strana e infantile psicologia della folla? Quale forza trascina la madre dietro i reparti con in collo quel figlio che un giorno le sarà strappato da quegli stessi reparti e da quelle stesse musiche che oggi le rubano deliziosamente l'anima?”