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Gruppi antimilitaristi e pacifisti in Italia tra il XIX e il XX secolo

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A cavallo dei secoli XIX-XX emergono tre realtà impegnate sui temi del militarismo e del pacifismo.

1 - Il pacifismo democratico-patriottico legato al Movimento internazionale
L’espressione più significativa fu La Società della Pace con sede in diverse città; la più importante fu la milanese Società Internazionale per la Pace Unione Lombarda che aveva in Teodoro Moneta la figura di maggiore notorietà. Questa associazione pubblicò ogni anno, a partire dal 1890, un Almanacco popolare illustrato e dal 1898 il quindicinale La Vita internazionale.
Il pacifismo, figlio del patriottismo risorgimentale, era coltivato per lo più negli ambienti borghesi presso i quali trovava finanziamenti anche generosi. Era un pacifismo non assoluto, non respingeva a priori qualsiasi guerra.
Lavorava per relazioni internazionali che non fossero più dominate dalla guerra, che usassero lo strumento dell’arbitrato, sempre con il consenso dei governi.
Moneta, a differenza di Bartalini, condannava la guerra tra le classi sociali: “ci fa molto più orrore la guerra civile che la guerra internazionale”.
Per non compromettere i buoni rapporti con il potere non trattava il tema dell’obiezione di coscienza, che invece verrà guardato con interesse dal gruppo genovese de La Pace.

2 - L’antimilitarismo anarchico
Il pensiero e l’attività antimilitarista trova nel movimento anarchico una notevole diffusione che si esprime in varie pubblicazioni, anche se spesso con visioni diverse. L’obiettivo primario degli anarchici è quello suggerito da Errico Malatesta: “risvegliare la coscienza del proletariato”, in primo luogo per lottare contro il militarismo.
Sul come lottare concretamente le divergenze sono tante e si accentueranno via via che ci si avvicina alla guerra mondiale.
L’antimilitarismo anarchico è antipatriottico e antiautoritario, deriva dalla convinzione che “senza esercito, senza soldati, senza gente che faccia il mestiere di esercitare la violenza sui propri simili non è possibile il permanere di alcun privilegio, sia politico che economico”. Pertanto l’ovvia conclusione è che “chi combatte il militarismo combatte il sistema dell’autorità dell’uomo sull’uomo... essendo il militarismo la forma e la esplicazione più odiosa della violenza autoritaria e il primo nemico della libertà”.
È a partire dai congressi antimilitaristi di Amsterdam del 1904 e del 1907 che in Italia nascono e si sviluppano molti gruppi antimilitaristi. Con giornali, opuscoli, libelli, si impegnano in una notevole campagna contro il militarismo e la guerra.

3 - Il pacifismo legato al Movimento Operaio e socialista
L’espressione più significativa è nel gruppo genovese che emerge a partire dal 1903. In agosto esce il primo numero del loro giornale, La Pace, diretto da Ezio Bartalini.
Non è richiesta alcuna formalità per aderire al gruppo, solo “dichiarare di essere antimilitaristi e di approvare il programma e l’indirizzo del giornale La Pace”.
Un invito particolare è rivolto ai militari di leva.
Dopo il Congresso Internazionale Antimilitarista di Amsterdam (giugno 1904), il gruppo si assumerà il compito di Comitato Nazionale antimilitarista e di coordinatore di iniziative. Da quel momento, anche per lo stimolo che viene dal giornale La Pace, cominciano a costituirsi e a operare nuclei antimilitaristi in varie città italiane. Ne fanno parte in genere socialisti, per lo più giovani, anarchici e qualche repubblicano.
Il gruppo de La Pace, pur non abbracciando un pacifismo assoluto, giudica la guerra un male sempre da ripudiare. Se la violenza viene accettata è solo per estrema necessità, ai fini della rivoluzione, e cioè per risolvere la questione sociale.
Pur rispettandosi e collaborando su alcune iniziative, La Pace contesta il pacifismo democratico affermando che la pace non può venire da petizioni rivolte a re, imperatori o repubbliche borghesi, ma può solo venire conquistata “voluta, battagliata dalla coscienza popolare”. (La Pace, ottobre 1906).