Menu di scelta rapida

News

Link alla versione stampabile della pagina corrente

10.04.2020 - Europe Direct

Unione Europea e COVID-19: quali aiuti per gli Stati?

Si è svolta ieri sera, in videoconferenza, la riunione dei Ministri delle finanze europei finalizzata al raggiungimento di un'intesa congiunta in risposta all'emergenza COVID-19. L'accordo raggiunto prevede la nascita di un pacchetto da 1000 miliardi di euro, di cui 500 mobilitabili immediatamente e 500 disponibili per la ripresa. Lo sforzo è certamente straordinario, come straordinaria è la situazione con cui tutti gli Stati membri devono raffrontarsi.

È molto importante sottolineare che l'accordo prevede un uso flessibile del Mes per «sostenere il finanziamento dell'assistenza sanitaria diretta e indiretta così come i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi provocata dal COVID 19». I Paesi si impegneranno, a seguito dell'emergenza, a rafforzare i loro fondamentali economici e a rispettare il quadro di bilancio, si legge nel comunicato. Il prestito potrà raggiungere il 2% del Pil del paese debitore e sarà a disposizione di tutti gli Stati membri.

Dei 500 miliardi disponibili, troviamo 100 MLD diretti a sostenere il progetto SURE, la cassa integrazione europea. Questa manovra configura a pieno la solidarietà europea tra gli Stati membri, che contribuiranno al raggiungimento della somma con garanzie fornite da tutti.

Sempre nei 500 milardi rientrano gli aiuti della BEI. È stata infatti approvata la proposta della Banca europea degli investimenti di creare un fondo paneuropeo di garanzia di 25 miliardi, che finanzierà le piccole e medie imprese fino a 200 miliardi di euro.

Infine, vi è da considerare la proposta di creare un “Fondo per la ripresa”, finanziato da obbligazioni congiunte per finanziare il rilancio dell’economia. Questo viene considerato limitato nel tempo e con uno scopo ben preciso, cioè quello della crisi in corso.

Alcuni Stati membri ritengono che questa misura possa essere messa in pratica da “COMMON DEBT ISSUANCE”, il che prefigurerebbe gli euro Bond, mentre altri Stati membri ritengono che questo fondo verrà reso operativo attraverso “ALTERNATIVE AVENUES”.

Le questione passa ora in mano al Consiglio europeo.