FESTEN
mar 12.04.2022
FESTEN
Il gioco della verità
di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov & BO Hr. Hansen
adattamento per il teatro David Eldridge
prima produzione Marla Rubin Productions Ltd, a Londra
per gentile concessione di Nordiska APS, Copenhagen
versione italiana e adattamento Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi
e con (in ordine alfabetico) Roberta Calia, Yuri D’agostino, Elio D’alessandro, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca
regia Marco Lorenzi
assistente alla regia Noemi Grasso
drammaturgo Anne Hirth
visual concept e video Eleonora Diana
costumi Alessio Rosati
sound designer Giorgio Tedesco
luci Link-Boy (Eleonora Diana & Giorgio Tedesco)
consulente musicale e vocal coach Bruno De Franceschi
TPE – TEATRO PIEMONTE EUROPA/ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE/TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA/SOLARES FONDAZIONE DELLE ARTI
in collaborazione con il Mulino di Amleto
“Festen è un abisso. Anzi, mi torna in mente una battuta incredibile del Woyzeck di G. Büchner «Ogni uomo è un abisso, a ciascuno gira la testa se ci guarda dentro». Ecco, Festen mi fa questo effetto. Quando ho iniziato a lavorare alla trasposizione teatrale del film cult di Thomas Vinterberg, ero affascinato dalla potenza delle dinamiche familiari e dall'impertinenza linguistica e formale con cui Vinterberg, Lars Von Trier e il Dogma 95 avevano rivoluzionato il cinema che li circondava. Ancora non sapevo l'abisso che mi aspettava”
Marco Lorenzi
La festa di compleanno del capostipite di una ricca famiglia danese si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, indicibili segreti, relazioni di potere malsane. Ad accendere la miccia è il discorso di auguri del figlio maggiore Christian, che porterà alla disgregazione della maschera dietro alla quale è nascosto il lato oscuro della famiglia.
Il gioco della verità porta in scena la sceneggiatura del film danese del 1998 diretto da Thomas Vinterberg e sceneggiato da Mogens Rukov: la prima opera aderente al manifesto Dogma 95 e vincitore del Premio della Giuria al 51° Festival di Cannes.
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