I Longobardi di Sant’Albano Stura | Un ritrovamento archeologico eccezionale
Dal mese di ottobre 2016, nel Salone al primo piano sono esposti una selezione dei corredi meglio conservati (7 maschili e 7 femminili) di età longobarda provenienti dagli scavi archeologici condotti presso la frazione Ceriolo di Sant’Albano Stura, fra il 2009 e il 2011: si tratta della necropoli longobarda più grande d’Italia e di una delle più grandi d’Europa.
Sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria, Asti e Cuneo e grazie a risorse comunali e della Fondazione Casa di Risparmio di Cuneo, lo spazio espositivo è stato rinnovato da un allestimento originale, innovativo, inclusivo verso i nuovi pubblici dei musei e al passo con le più moderne tecnologie, con filmati, gigantografie della ricostruzione della necropoli ambientata nel VII secolo d.C. (foto 1), e riproduzioni tattili, anche di grandi dimensioni, dello scavo archeologico e dei tessuti utilizzati al tempo; sono inoltre presenti riproduzioni in 3D realizzati con la tecnica del laser scanner degli oggetti più significativi (foto 2).
Tra i corredi maschili esposti, molti presentano cinture per la sospensione delle armi in ferro con decoro ad agemina (foto 3). Nelle decorazioni ad agemina, che impreziosivano le cinture, i motivi (molto frequenti quelli animalistici) venivano disegnati mediante fili di argento e ottone inseriti nelle incisioni sul supporto e poi martellati; spesso erano anche circondati da più estese laminette d’argento, che producevano l’effetto della placcatura.
Fra gli oggetti di ornamento femminile, particolarmente significativi sono i corredi che dimostrano l’evoluzione dei costumi a seguito del contatto con la cultura tardo-romana che i Longobardi trovano in Italia. La donna della tomba 563, ad esempio, il cui corredo è esposto al museo cuneese, indossava due piccole fibule (spille), portate in coppia nella parte superiore del busto (foto 4). Una è una fibula in argento dorato, decorata alle estremità con piccole teste di rapaci e nella parte centrale da un almandino (granato), in cui fattura e decoro rimandano all’ambito transalpino. La seconda fibula è riconducibile invece alla cultura mediterranea cristiana, di stile più naturalistico: è raffigurato San Pietro, seduto con le gambe piegate e il viso di tre quarti (forse velato). Davanti a lui vi è un gallo su un piedistallo.
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