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Un Repertorio dei Fotografi Piemontesi. Seconda edizione aggiornata e ampliata

08.02.2023 - Cultura, Biblioteca

Un Repertorio dei Fotografi Piemontesi

La Biblioteca civica di Cuneo è lieta di presentare Un Repertorio dei Fotografi Piemontesi. Studi e ricerche sulla fotografia in Piemonte con un’appendice sulla Storia della Fotografia Amatoriale in Provincia di Cuneo a cura di Pierluigi Manzone.
Il lavoro è l’aggiornamento agli anni Quaranta del XX secolo (per alcune aree si arriva al primo decennio del XXI secolo) del contributo Un Repertorio dei fotografi piemontesi 1839-1915 pubblicato sul volume Fotografi e fotografia di provincia. Studi e ricerche sulla fotografia nel Cuneese a cura di Pierluigi Manzone (Cuneo, Biblioteca civica di Cuneo, Nerosubianco, 2008), primo numero della collana “Fotonotiziario cuneese”.
Il Repertorio si arricchisce inoltre di una ricerca sulla storia della Fotografia Amatoriale in Provincia di Cuneo, con l’intento di offrire, senza la pretesa di esaustività, una panoramica del settore a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo fino al 2018 circa.

Dalla prefazione di Giorgio Olivero all’edizione 2008:
Scrivo queste righe con la passione che da sempre condivido con l’amico Pierluigi e con la strana e divertita paura di essere un giorno “schedato”, in quanto fotografo, dalla ricerca documentaristica, nella continuazione di “Un Repertorio dei fotografi piemontesi 1839-1915”.
Il lavoro si presenta, per la sua umiltà concettuale, come un lavoro compilativo. Tuttavia questo termine non deve indurre ad una lettura riduttiva. La raccolta di dati, che comprende necessariamente la ricerca, l’ordinamento, la scrematura e la stesura dei risultati, si basa su alcune premesse importanti che non sempre si ritrovano nei lavori di catalogazione.
Manzone inizia mosso dalla passione per l’immagine fotografica, una passione non romantica ma metodica, e raccoglie negli anni fotografie: dagherrotipi, albumine, stampe ai sali d’argento. Le archivia e le protegge, mette in atto un atteggiamento di tutela, che è il riconoscimento del valore di un oggetto che attraversa il tempo e si trasforma in documento storico. Con l’aumentare della collezione scheda, riordina e inizia la ricerca dei metadati, delle informazioni collaterali all’oggetto, come il periodo di realizzazione della fotografia, la tecnica, l’autore e tutti i dati che riesce a reperire. A questo punto sposta la sua attenzione dall’oggetto al fenomeno sociale e con l’atteggiamento del ricercatore va nelle biblioteche, negli archivi delle camere di commercio, dei comuni e redige gli elenchi degli studi fotografici, dei fotografi, dei fondi già archiviati.
Perché dunque mi sono permesso di definire questo un atteggiamento di umiltà concettuale? Proprio perché il suo è un modo di lavorare monacale; per scelta (e per storia) si limita al lavoro elencato sopra, vuole tenere un profilo basso, ritenendo di non doversi (anche se lui dice “potersi”) arrogare il diritto di andare oltre. Quell’andare oltre che è studiare, trarre conclusioni dalla ricerca. Al di là delle scelte personali, questo atteggiamento dimostra una generosità non comune che andrà ricordata e riconosciuta per la peculiarità che il nome tecnico “base dati” contiene: l’essere la base di ogni lavoro futuro che intenda occuparsi della storia della fotografia nella provincia piemontese.

Il pdf è liberamente consultabile e scaricabile qui.