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Foto di Francois Le Nguyen su Unsplash

18.08.2023 - Europe Direct

L'impatto della produzione e dei rifiuti tessili sull'ambiente

Negli ultimi anni il “fast fashion” (letteralmente “moda veloce”) ha fortemente cambiato il modo in cui le persone si approcciano all’acquisto di capi di abbigliamento: esso, infatti, consente una disponibilità costante di capi a prezzi molto bassi, portando con sé un esponenziale aumento della quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati.

Per far fronte all'enorme impatto che questo fenomeno ha sull'ambiente, l'Unione europea intende ridurre gli sprechi tessili, favorendo il riciclo dei tessuti e l’allungamento del ciclo di vita dei prodotti come parte integrante del piano per raggiungere un'economia circolare entro il 2050.

Al di là dell’incommensurabile quantità di scarti prodotti, infatti, la produzione tessile necessita dell’utilizzo di molta acqua, senza contare l'impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. Alcune stime indicano che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo. Inoltre, si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile: il solo lavaggio di indumenti sintetici rappresenta il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell'ambiente. Un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere può comportare il rilascio di 700.000 fibre di microplastica che possono finire nella catena alimentare.

Si calcola, inoltre, che l'industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme. Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente gli acquisti di prodotti tessili nell'UE nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona, per un totale di 121 milioni di tonnellate.

La velocità con cui nuovi capi di abbigliamento vengono prodotti e messi sul mercato ha modificato profondamente anche il modo in cui le persone si approcciano ai vestiti danneggiati, preferendo gettarli piuttosto che donarli o ripararli. Questo ha comportato una forte riduzione del ciclo di vita dei prodotti tessili: i cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg.

 

Nell'ambito del piano d'azione per l'economia circolare, nel marzo 2022 la Commissione europea ha presentato una nuova strategia per rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili, riciclabili e in grado di affrontare il fenomeno del fast fashion stimolando l'innovazione nel settore. Questa nuova strategia comprende anche nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per i tessuti, informazioni più chiare, un passaporto digitale dei prodotti e l'invito per le aziende ad assumersi la responsabilità e ad agire per ridurre al minimo la propria impronta ambientale.

Il 1° giugno, i membri del Parlamento Europeo hanno presentato ulteriori proposte per misure più rigide, finalizzate a fermare la produzione e il consumo eccessivi di prodotti tessili e affinché la loro produzione avvenga nel rispetto dei diritti umani, sociali e del lavoro, nonché dell'ambiente e del benessere degli animali.

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