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Ritrovamenti archeologici lungo l'Asti-Cuneo

foto 1: particolare della ricostruzione della necropoli longobarda di Sant’Albano Stura

foto 2: cintura del tipo “multiplo”, con decorazione ad agemina d’argento e d’ottone, dalla tomba maschile 184

foto 3: fibule (spille) dal corredo femminile della tomba 563

14.10.2016 - Museo Civico

Ritrovamenti archeologici lungo l'Asti-Cuneo

Il 22 ottobre 2016, alle ore 17.30, a Cuneo, in Via Santa Maria 10, alla presenza di Federico Borgna, Sindaco di Cuneo; Alessandro Spedale, Assessore alla Cultura; Egle Micheletto Soprintendente della nuova Soprintendenza “olistica” Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Province di Asti, Alessandria e Cuneo; Giandomenico Genta, Presidente della Fondazione CRC, sarà inaugurata la fase conclusiva del progetto “Prove per un nuovo museo”, che prevede l’allestimento di 14 corredi (7 maschili e 7 femminili) di età longobarda provenienti dagli scavi archeologici condotti presso la frazione Ceriolo di Sant’Albano Stura fra il 2009 e il 2011.

Il Salone al primo piano del museo sarà rivoluzionato da un allestimento originale, innovativo, inclusivo verso i nuovi pubblici dei musei e al passo con le più moderne tecnologie, con filmati, una gigantografia della ricostruzione della necropoli ambientata nel VII secolo d.C. (foto 1), e riproduzioni tattili, anche di grandi dimensioni, dello scavo archeologico e dei tessuti utilizzati al tempo.
Questo terzo e decisivo step di riallestimento è stato cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, attraverso il Bando Valorizzazione 2014 – Sezione Giacimenti Culturali.

Come anticipato, la necropoli longobarda messa in luce e scavata (nel 2009 e poi nel 2011) a Sant’Albano Stura, frazione Ceriolo, durante la realizzazione dell’autostrada Asti-Cuneo, è un unicum nel panorama storico archeologico italiano per estensione e quantità di deposizioni (finora sono state indagate 776 tombe). La necropoli si colloca sul terrazzo fluviale della Stura. Le tombe sono disposte su lunghe ‘righe’ parallele con sviluppo nord-sud, ciascuna comprendente in media 40-50 fosse. Malgrado la completa scomparsa degli scheletri a causa dell’acidità del terreno, i corredi documentano l’utilizzo del cimitero per circa un secolo (il VII, con un’estensione agli inizi dell’VIII secolo d.C.).

Le indagini stratigrafiche in cantiere sono state integrate da un microscavo in laboratorio. Per ragioni di tempo e per evitare la perdita di dati importanti, terminato lo scavo di ogni tomba si è effettuato il prelievo del suo corredo attraverso il taglio di “pani” di terra includenti gli oggetti contigui a gruppi. I pani sono poi stati sistematicamente radiografati al fine di individuare numero, forma e caratteristiche dei reperti inclusi. Le immagini radiografiche hanno guidato il microscavo in laboratorio, per liberare i singoli oggetti dalla terra del prelievo e per le operazioni di restauro vere e proprie, realizzate con metodi aggiornati.

Tra i corredi maschili esposti, molti presentano cinture per la sospensione delle armi in ferro con decoro ad agemina (foto 2). Nelle decorazioni ad agemina, che impreziosivano le cinture, i motivi (molto frequenti quelli animalistici) venivano disegnati mediante fili di argento e ottone inseriti nelle incisioni sul supporto e poi martellati; spesso erano anche circondati da più estese laminette d’argento, che producevano l’effetto della placcatura.
Fra gli oggetti di ornamento femminile, particolarmente significativi sono i corredi che dimostrano l’evoluzione dei costumi a seguito del contatto con la cultura tardo-romana che i Longobardi trovano in Italia. La donna della tomba 563, ad esempio, il cui corredo sarà esposto al museo cuneese, indossava due piccole fibule (spille), portate in coppia nella parte superiore del busto (foto 3).  Una è una fibula in argento dorato, decorata alle estremità con piccole teste di rapaci e nella parte centrale da un almandino (granato), in cui fattura e decoro rimandano all’ambito transalpino. La seconda fibula è riconducibile invece alla cultura mediterranea cristiana, di stile più naturalistico: è raffigurato San Pietro, seduto con le gambe piegate e il viso di tre quarti (forse velato). Davanti a lui vi è un gallo su un piedistallo.

Il sistema espositivo atto a conservare e rendere fruibili i delicati ritrovamenti, è stato fornito dalla ditta Kibox di Torino, su progetto condiviso con Soprintendenza e Comune di Cuneo, e redatto dagli architetti Fernando Delmastro e Clara Distefano.

L’esposizione sarà visitabile negli orari di apertura del museo (dal martedì alla domenica, dalle 15.30 alle 18.30) e interamente compresa nel costo del biglietto d’ingresso (3 euro intero, 2 euro ridotto, 5 gratuito Abbonamento Musei Torino Piemonte, under 6 e disabili con accompagnatori; possibilità d’ingresso anche con la Cuneo Musei).

Per ulteriori informazioni: Museo Civico di Cuneo, Via Santa Maria 10, tel. 0171.634175; fax 0171.66137; e-mail: museo@comune.cuneo.it.

Nelle immagini:
foto 1: particolare della ricostruzione della necropoli longobarda di Sant’Albano Stura
foto 2: cintura del tipo “multiplo”, con decorazione ad agemina d’argento e d’ottone, dalla tomba maschile 184
foto 3: fibule (spille) dal corredo femminile della tomba 563

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