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Storia

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Città di Cuneo

L'altipiano su cui sorge Cuneo è l'ultima propaggine del tratto di alta pianura pedemontana di origine cataglaciale, profondamente scavata ed erosa nei millenni dal fiume Stura di Demonte e dal torrente Gesso, che, confluendo poco più a valle, hanno dato al "pizzo" la caratteristica conformazione che ha fornito l'ispirazione per la scelta del nome della città.
Il "Pizzo di Cuneo" compare per la prima volta nei documenti il 23 giugno 1198. Sorta con consilio et consensu expresso del Signor Abate della chiesa di San Dalmazzo, Cuneo è nata presumibilmente in conseguenza di un esodo da terre e luoghi sottoposti alla giurisdizione, non più riconosciuta, del Marchese di Saluzzo. I suoi abitanti dovettero considerare l'aspetto difensivo come principale necessità fin dal momento della fondazione. Il luogo infatti è chiaramente atto alla difesa: le fortificazioni presentano gli aspetti comuni delle villenove sino alla metà del XIII secolo, con solide porte collegate da un fossato di grandi dimensioni.

La dedizione ai Savoia nel 1382, Angelo Persico, affresco
La dedizione ai Savoia nel 1382, Angelo Persico, affresco, 1791. Cuneo, Municipio, Sala della Giunta Comunale

La vita del nuovo Comune inizia in modo difficile, soprattutto per i contrasti con l'ex signore, il Marchese di Saluzzo, che non vuole perdere potere sui suoi sudditi e che, in seguito ad un accordo con Asti, ritorna ad esercitare il suo dominio su queste terre. Nel 1231, grazie soprattutto all'aiuto di Milano, la città viene ricostruita. Sette anni dopo, nel 1238, l'Imperatore Federico II, venuto a Cuneo per accoglierne la sottomissione, concede protezione al rinato Comune. È forse il momento più straordinario della vita della villanova, che accoglie genti da diversi luoghi e acquista importanza nel controllo del commercio tra la pianura e le regioni transalpine.

Con la morte di Federico II, nel 1250, si fa sempre più remota la protezione dell'Impero ed il Comune subisce l'egemonia di Asti, sperimentando la debolezza di una piccola villa. Alla ricerca di un potente cui affidare la propria protezione, Cuneo fa dedizione, nel 1259, a Carlo I di Angiò, Conte di Provenza, che qualche anno dopo diverrà Re di Napoli. La dominazione angioina dura oltre un secolo, durante il quale la città cresce e si rafforza.
Il 10 aprile 1382 Cuneo entra nel novero delle terre sabaude, con l'atto di dedizione ad Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, e ottiene l'impegno a vedere restituito il suo vasto distretto, che alla fine del periodo angioino era andato letteralmente in pezzi.

Basse di Sant’Anna, cappella costruita sul sito del mulino
Basse di Sant’Anna, cappella costruita sul sito del mulino, in prosecuzione del fabbricato facente parte dei filatoi già attivi dalla fine del XVII secolo

Sotto lo Stato Sabaudo Cuneo si richiude, riducendosi, verso la metà del Settecento, sostanzialmente a città-fortezza. Colli e valli alpine rappresentano vettori di eventi bellici più che commerciali. Nel corso di questi secoli si intensifica l'attività costruttiva, che introduce mutamenti all'impianto medioevale della villa, e si afferma, accanto alla nobiltà feudale, un ceto borghese dedito alle libere professioni e alle attività commerciali, che si impone economicamente e socialmente fino a detenere la gestione della cosa pubblica.
Innalzata a grado di Città nel 1559 dal Duca Emanuele Filiberto per meriti militari, Cuneo subisce ulteriori fasi di rinnovamento nel corso del '700, in una situazione di profonda e irreversibile trasformazione dell'architettura religiosa, responsabile in larga misura della definizione di una nuova immagine urbana in chiave barocca. Alla fine del XVII secolo i lavori di difesa militare hanno dato corpo ad una struttura decisamente imponente della cinta bastionata.
Pur avendo assunto un ruolo di città-fortezza, Cuneo non rinuncia ad adeguarsi alle nuove tendenze tecnologico-economiche, come i mulini a ruote idrauliche per la torcitura del filo di seta, di cui la città diventa centro di produzione ed esportazione.

Angelo, Leonardo Piatti, marmo
Angelo, Leonardo Piatti, marmo, fine XIX secolo. Cuneo, cimitero urbano

Il 28 aprile 1796, secondo la convenzione di Cherasco, Cuneo riceve l'ordine di rimettere ai Francesi la città. Durante l'assedio del 1799 i nuovi occupanti devono però abbandonarla in favore degli Austro-Russi, venuti in appoggio dei Savoia. I Francesi rientreranno definitivamente in città il 27 giugno 1800 e provvederanno ad abbattere le possenti e famose mura che, nel corso dei secoli, avevano resistito a tanti assedi.
L'occupazione francese ha comunque effetti incisivi in tutti i campi ed in particolare nelle circoscrizioni amministrative. Viene eretto il Teatro della Società (l'odierno Teatro Civico Toselli), viene fondata la biblioteca ed è ampliato il cimitero.

Laboratorio di chimica dell’Istituto Tecnico di Cuneo
Laboratorio di chimica dell’Istituto Tecnico di Cuneo, atelier fotografico A. Fenoglio, inizi del Novecento. Cuneo, Museo Civico

Nel 1814 la dinastia sabauda riprende il controllo dei territori del cuneese e tre anni più tardi, nel 1817, Cuneo ottiene finalmente l'erezione a sede vescovile, restituendo al clero, molto penalizzato nel periodo napoleonico, un ruolo preponderante nella società.
Inizia così un periodo molto florido per la città, soprattutto nel campo dell'istruzione. Dopo l'apertura, nel 1846, del primo asilo infantile cattolico, si ampliano le scuole elementari grazie all'amministrazione comunale, che nomina e paga propri maestri, e viene aperta la prima scuola tecnica. Nella Cuneo ottocentesca prosperano anche i mercati, soprattutto quelli legati ai bozzoli, alle castagne e poi ai bovini di razza piemontese, che animano l'economia e favoriscono lo sviluppo del sistema bancario.

Cuneo dal greto del Gesso, Lorenzo Delleani, olio su tavola
Cuneo dal greto del Gesso, Lorenzo Delleani, olio su tavola, 1907. Cuneo, museo Casa Galimberti

Il Novecento si apre con la Prima Guerra Mondiale, che costa a Cuneo circa 400 morti e oltre 200 mutilati. Sono anche gli anni di una Cuneo liberale che si afferma a livello nazionale, con figure di rilievo come Giovanni Giolitti, Marcello Soleri e Tancredi Galimberti.
Negli anni '20, oltre alla costituzione del Fascio di Cuneo, inizia il periodo dell'architettura razionalista, che caratterizza i progetti urbanistici cittadini. Nel 1921 iniziano anche i lavori per la costruzione del grande viadotto da 768 metri sul fiume Stura, con i suoi 34 archi e un'altezza massima di 50 metri.
Il 10 giugno 1940, con la dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna e alla Francia, la città è invasa da migliaia di reclute. La Seconda Guerra Mondiale porterà molti cuneesi al fronte, in particolare su quello russo: pochi riusciranno a tornare a casa. Il giorno successivo alla caduta di Mussolini, il 25 luglio del 1943, Duccio Galimberti, con un discorso dal balcone della sua casa, rivitalizza le coscienze richiamando la gente di Cuneo alla guerra contro i Tedeschi: la risposta consisterà nell'elevato apporto dei Cuneesi al volontariato partigiano.
Il 12 settembre 1943 i carri armati tedeschi entrano in città. L'assassinio di Galimberti e il rogo di Boves sono gli episodi più tragici dell'occupazione tedesca, che durerà fino all'avanzata partigiana dell'aprile del 1945.
Per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana, Cuneo è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare il 1 agosto 1947.
A Cuneo si costruisce, non a caso, il monumento alla Resistenza Italiana.

Monumento alla Resistenza in memoria dei partigiani caduti
Monumento alla Resistenza in memoria dei partigiani caduti realizzato da Umberto Mastroianni. Cuneo, Parco della Resistenza