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I deportati di Moulinet a Cuneo

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(Testi a cura di Giovanni Cerutti)

Da Cuneo a Moulinet

Moulinet è un grazioso paese di poco più di 200 abitanti, nel sud – est della Francia, situato a un’altitudine media di 800 metri s.l.m., nella valle del fiume Bevera, nel Parco Nazionale del Mercantour, Dipartimento delle Alpi Marittime. I suoi abitanti si chiamano Moulinois (uomini) e Moulinoises (donne).

Un centinaio di chilometri di strada separa Cuneo da Moulinet. Dopo aver attraversato la galleria del colle di Tenda, si scende lungo la valle Roya, passando per le località di Tenda, Saint Dalmas de Tende, Fontan, fino a La Giandola, poco prima di Breil, dove si gira a destra. La strada diventa più tortuosa, passando sui colli del Brouis (m. 879) e del Pérus (m. 654), per scendere poi a Sospel (m. 348). Qui si gira nuovamente a destra, lungo la valle Bevera, e dopo venticinque chilometri si giunge a Moulinet. A ovest del paese vi è la cima di Peira – Cava (m. 1581) e a nord la cima della Calmetta (m. 1786), il colle di Turini (m. 1607) e la cima dell’Authion (m. 2075).

Fino al 1861 Moulinet era italiano, con il nome di Molinetto, e faceva parte del Regno di Sardegna, sotto la sovranità dei Savoia.

 

La motivazione della Croce di Guerra con Stella di Bronzo a Moulinet

Sopra l’ingresso del Municipio vi è una targa che riporta (in francese) la motivazione con la quale l’11 novembre 1948 il Governo della Francia concesse a Moulinet la Croce di Guerra con Stella di Bronzo al Valor Militare:

“Moulinet (Alpi Marittime) è stato un centro molto attivo di Resistenza. Durante la sua deportazione in Italia, ordinata dai Tedeschi per misura di rappresaglia, la popolazione di questa luogo ha dato prova delle più alte qualità morali e patriottiche. Al suo ritorno, dopo un’assenza di un anno, i Moulinois, che avevano trovato le loro case saccheggiate e distrutte e i loro campi devastati, si sono coraggiosamente messi al lavoro e hanno riparato molto rapidamente le rovine del loro villaggio”.

 

Il trasferimento dei Moulinois a Cuneo

La deportazione di quasi tutti gli abitanti di Moulinet iniziò il 29 settembre 1944, con destinazione Cuneo, caserma Carlo Emanuele III, e terminò il 12 aprile 1945.

Sulle coste della Francia meridionale occupata dai Tedeschi, il 15 agosto 1944 erano sbarcati gli Alleati, tra Cannes e Saint Tropez, con l’obiettivo principale di dirigersi a nord – est, lungo la Valle del Rodano, per ricongiungersi alle truppe che il 6 agosto erano sbarcate in Normandia. Il Dipartimento delle Alpi Marittime divenne, quindi, terreno di scontri armati tra tedeschi e Alleati, con duelli di artiglieria e bombardamenti aerei alleati. In quei giorni, due Moulinois, di 30 e 19 anni, senza armi, furono arrestati da una pattuglia di S.S. nella foresta presso il colle di Turini e fucilati sul posto; la stessa sorte toccò il 31 agosto, nella medesima zona, a dodici pastori, partigiani armati.

Il 30 agosto 1944 Moulinet fu occupata dai tedeschi, che installarono una batteria di cannoni sulla piazza del paese; gli americani piazzarono le loro artiglierie nella zona a ovest della valle Bevera, tra il Colle di Braus e Peȉra Cava, e dal 4 settembre cominciarono i bombardamenti.

La sera del 12 settembre i tedeschi ordinarono ai Moulinois di abbandonare le loro case il giorno dopo, ma, quando già erano in marcia verso Sospel, sotto il fuoco dell’artiglieria degli Alleati (che causò un morto), ricevettero l’ordine di rientrare nelle loro case.

La deportazione dei Moulinois a Cuneo, oltre 450 persone, tra le quali il sindaco e il parroco, a piedi e con pochi bagagli a mano, iniziò il mattino di venerdì 29 settembre, sotto la continua minaccia dei bombardamenti, che causarono tre vittime e alcuni feriti. I morti furono sepolti a lato della strada e i feriti furono condotti in ambulanza a Breil. Charles Alessi, sindaco di Moulinet nel 1994, ha precisato che la più piccola dei “deportati” era Lousette Folco, nata due giorni prima della partenza, che raggiunse Breil in ambulanza; vi erano, inoltre bambini di tre, nove e dieci mesi, tre bambine di due anni, una bambina di cinque anni, e quattro bambini di sei anni. Vi erano poi delle persone anziane, anche di età superiore a ottant’anni.

Verso le ore 13 la colonna dei deportati, sorvegliati a vista dai tedeschi, giunse a Sospel; poi, salendo al colle del Brouis, mentre continuava il cannoneggiamento, qualche Moulinois riuscì a fuggire e la colonna si divise in tre tronconi. Dopo aver marciato per circa trentacinque chilometri, i primi deportati giunsero a Breil la sera e gli altri il giorno successivo, sabato 30 settembre.

Domenica 1 ottobre, la colonna dei Moulinois si mise in marcia alle ore 17 e giunse a Tenda, che allora era italiana, all’una di notte, dopo una marcia di circa venti chilometri.

Alla sera di lunedì 2 ottobre, i Moulinois furono caricati su carri bestiame nella stazione ferroviaria di Tenda, e giunsero a Cuneo verso l’una di notte del 3 ottobre, dove furono alloggiati nella caserma Carlo Emanuele III, che in precedenza aveva ospitato il 33° Reggimento di Fanteria.

 

1940 - Cuneo: truppe schierate nella Caserma Carlo Emanuele III (Archivio Ist. Storico della Resistenza - Cuneo e Provincia - fondo Pilla)
1940 - Cuneo: truppe schierate nella Caserma Carlo Emanuele III (Archivio Ist. Storico della Resistenza - Cuneo e Provincia - fondo Pilla)

I Moulinois nella caserma Carlo Emanuele III

Questa caserma fu progressivamente demolita negli anni Sessanta del secolo scorso per fare posto all’attuale Piazza Santa Croce e alla palazzina degli uffici del Genio Civile, oggi sede del Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per il Piemonte, Sezione operativa di Cuneo, con ingresso da Corso Kennedy n. 7 bis.

Nell’Archivio storico del Comune di Cuneo la documentazione sull’arrivo dei deportati francesi comincia con una breve comunicazione in data 30 settembre 1944 del capo dell’amministrazione comunale, il vice Commissario prefettizio Giovanni Conte che, sulla base d’informazioni ancora imprecise, nella previsione “di ricevere e assistere 700 cittadini francesi sfollati da Breglio” (Breil) chiedeva al Comando del Magazzino Militare Germanico di Cuneo un sufficiente numero di coperte, federe per pagliericci e cucchiai.

In base ai trattati internazionali, gli interessi dei francesi in Piemonte erano curati dal Consolato della Svizzera di Torino, e nel caso specifico dal signor Carlo Roessinger, Capo della Sezione Interessi Stranieri del Consolato.

Il 7 ottobre Andrea Caiani, subentrato nell’incarico di Commissario prefettizio di Cuneo, informò il Consolato svizzero di Torino dell’avvenuto arrivo dei Moulinois: “Per opportuna conoscenza di cotesto Consolato comunico che è giunto a Cuneo un nuovo gruppo di cittadini francesi che il Comando Militare Germanico ha evacuato d’autorità dal Comune di Moulinet. (…) Ai bisogni degli evacuati provvede nel miglior modo possibile questa Amministrazione”.

Il 18 ottobre il Commissario Caiani informò il Prefetto di Cuneo della situazione nella caserma Carlo Emanuele III e dei problemi di bilancio del Comune per pagare le spese di mantenimento: “Come Vi è noto, da più di quindici giorni sono ricoverati nella Caserma Carlo Emanuele III oltre quattrocento cittadini francesi. (…) Al mantenimento di questo cospicuo complesso di persone costituito per la massima parte da donne, vecchi e bambini ha provveduto sino ad ora il Comune. Le spese al riguardo sostenute – pure contenute nei limiti dello stretto indispensabile, sono considerevoli tanto che in questo primo periodo – calcolate anche le spese relative a una sommaria sistemazione dei locali – si avvicinano alle 100.000 lire. Le condizioni di bilancio non consentono di sostenere un carico di tale entità, tanto più ove si consideri che si tratta di un’assistenza che esula da quelli che sono i compiti del Comune”.

Il rapporto di Carlo Roessinger sulla situazione dei Moulinois

Carlo Roessinger ha svolto un ruolo importante e positivo per la tutela degli interessi dei Moulinois, collaborando con l’Amministrazione Comunale di Cuneo.

Il 20 ottobre 1944, Roessinger preparò un primo rapporto per il Console di Svizzera a Torino nel quale scriveva: “Il problema di alloggiare e di nutrire tutta quella gente non è stato dei più facili, tenendo conto delle attuali condizioni materiali a Cuneo. È stato necessario rimettere in funzione i locali della vecchia caserma Carlo Emanuele, rimettere in ordine gli impianti elettrici, la cucina ecc. …, procurare pagliericci e coperte, organizzare la fornitura quotidiana degli alimenti. I rifugiati sono stati sottoposti a una visita medica e quelli che erano malati furono ricoverati in ospedale. Ogni giorno un medico passa nella caserma per esaminare i nuovi casi di malattia.

Il riscaldamento per questo inverno costituisce un problema insolubile, tenendo presente che anche delle scuole resteranno chiuse per mancanza di combustibile.

Le sale della caserma sono state sistemate con pagliericci e coperte. Esse ospitano, secondo la loro dimensione, da 5 a 30 rifugiati. Una grande cucina serve alla preparazione dei pasti.

La razione alimentare è composta ogni giorno da due zuppe, 200 grammi di pane per coloro che non lavorano, e 350 grammi per quelli che sono stati reclutati dalle autorità tedesche. Inoltre, i rifugiati ricevono una razione giornaliera di latte e, di tanto in tanto, del formaggio e delle castagne.

Vi sono rifugiati di tutte le età, degli anziani di 85 anni e dei neonati. Le madri che allattano i loro neonati vanno a pranzare alla maternità (forse l’asilo nido dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia).

I rifugiati hanno organizzato turni di servizio per la cucina e la pulizia dei locali. Possono uscire dalla caserma dicendolo alle guardie, ma devono rientrare tutti entro le ore 17.

Jules Giuglaris, un infermiere che ha portato con sé da Moulinet una cassa di medicinali, ha organizzato una piccola infermeria dove offre tutte le sue cure ai malati.

Le autorità di Cuneo hanno ugualmente dichiarato che faranno tutto il possibile per migliorare il vitto, fornendo ai rifugiati carne e uova a loro pagamento”.

Dopo questo rapporto, il 23 ottobre il Console di Svizzera di Torino scrisse al Commissario Caiani, dicendo, tra l’altro: “Vi prego ringraziare da parte di questo Consolato, tutti coloro, Autorità e privati, che si sono adoperati a favore di questi rifugiati, conformemente alla tradizionale ospitalità piemontese”.

La vita dei Moulinois nella caserma Carlo Emanuele III

In data 23 ottobre, il Commissario Caiani aggiornò il Prefetto di Cuneo sulla situazione dei Moulinois dicendo che “è stato installato un completo servizio di cucina e refettorio al quale presiedono alcune religiose esperte in materia. I viveri distribuiti su assegnazione della SEPRAL (Sezione provinciale dell’alimentazione, alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura) e quelli stagionali forniti attraverso lo Spaccio dei dipendenti comunali permettono di offrire alla colonia un’alimentazione sufficiente, comunque sana, che i singoli possono integrare a loro iniziativa con acquisti a titolo di miglioramento rancio.

(…) È stata istituita una squadra di lavoratori che agisce alle dipendenze del Comando Germanico di Piazza. Sono così una sessantina di uomini, i quali, oltre al diversivo di un’occupazione quasi quotidiana, possono beneficiare di una miglioria economica che si riflette a vantaggio dell’intera comunità, amministrativamente curata dal sindaco di Moulinet e, nei rapporti spirituali e morali, dal parroco del medesimo comune”.

Il Commissario Caiani aveva ben presente che la soluzione migliore per i Moulinois sarebbe stata di distribuirli presso famiglie del circondario, come era stato fatto alla fine di settembre per i quaranta rifugiati del villaggio di Saint Ours – Mayennes, ma ciò non fu possibile.

                   

Problemi sanitari e ricoveri di Moulinois

In data 25 ottobre 1944, quaranta dei 458 Moulinois ospitati in caserma erano stati ricoverati in strutture esterne: 16 all’Ospedale Civile Santa Croce, 13 nell’Ospedaletto di Piazza d’Armi, 4 nella Sezione Villa Desmé, 3 all’Ospizio dei Cronici e 4 donne nel Reparto Maternità.

Il 26 ottobre, sulla base del rapporto dell’Ufficiale Sanitario del Comune, il Commissario Caiani segnalò al Prefetto la difficile situazione sanitaria dei Moulinois, con “una morbilità endemica a carattere influenzale dovuta, oltre che al genere di vita sedentaria e consorziata dei rifugiati, anche all’inasprimento delle condizioni ambientali di temperatura.

Trattandosi di un agglomerato promiscuo di persone, composto in forte percentuale da vecchi, bambini e donne, che alle malattie offrono poca resistenza, nonostante i provvedimenti in atto per migliorarne le condizioni di vita e le energiche disposizioni di profilassi adottate, il fenomeno si è ancora esteso, peggiorando così la già precaria situazione generale igienico – sanitaria”.

Ciò che maggiormente preoccupava erano i casi di difterite, per la quale si fece un’estesa profilassi tra i profughi con il siero antidifterico.  

 

Continua la collaborazione del Consolato svizzero

Un semplice appunto manoscritto conservato nell’Archivio storico del Comune di Cuneo si riferisce alla “Visita del Console di Svizzera per esame della situazione rifugiati francesi” nei giorni 3 e 4 novembre 1944. I temi trattati furono: “Condizioni igienico – sanitarie; Approvvigionamento legna; Eventuale impianto stufe (n. 38); Ricovero infermi e spese di spedalità; Ricovero vecchi nell’Ospizio; Scarpe e vestiario; Pratiche sfollamento; Eventualità rimpatrio”.

Solamente alla fine di dicembre 1944 fu possibile sistemare nella caserma una ventina di stufe, che furono trovate presso la Società Officine Meccaniche Bongiovanni di Mondovì.

 

Tensioni “politiche” tra i Moulinois

La vita dei Moulinois a Cuneo era ulteriormente complicata per le tensioni politiche nei confronti del sindaco e del parroco, che erano sostenitori del Partito Popolare Francese (fascista) del Maresciallo Philippe Pétain, Capo di Stato della Francia centro – meridionale (la cosiddetta “Repubblica di Vichy”) occupata dai tedeschi.

Goulven Godon e Sylvain Joseph nella loro pubblicazione su “La déportation des Moulinois à Cunéo” hanno scritto (pag. 123) che “Di fatto si era giunti a riprodurre – o a prolungare – in esilio i rapporti di potere esistenti sotto la Repubblica di Vichy. L’attitudine delle autorità moulinoises, di cui certe personalità, lungi dal fare l’unanimità, non facevano mistero delle loro preferenze politiche (come il contestatissimo sindaco, membro della prima ora del Partito Popolare Francese) ha contribuito a esacerbare ancora di più i rancori e le divisioni tra la popolazione”.

 

Rendiconto mensile delle spese sostenute dal Comune di Cuneo

A titolo di esempio, riporto uno dei rendiconti mensili (Gennaio 1945) delle spese sostenute dal Comune di Cuneo (gli importi sono espressi in Lire):

“Spesa per acquartieramento e mantenimento di 460 profughi sfollati dal Comune di Moulinet, ricoverati nella caserma Carlo Emanuele III di Cuneo per ordine del Comando Militare Germanico.

- Ariaudo Giovenale: Kg. 12 di marmellata

339, 70

- Bruno e Scotta: Kg. 33 di zucchero

822,70

- Consorzio Agrario Provinciale: kg. 1.000 di patate

7.054,00

- Degiovanni Costanzo: kg. 450 di riso

2.824,50

- Ditta Domenico Invernizzi: litri 1.550 di latte

8.060,00

- Menardo Bartolomeo: kg. 45 di lardo

1.230,50

- Mogna Annibale: kg. 50 di formaggio grana

2.530,65

- Musso Gabriele: kg. 950 di pasta alimentare

3.944,50

- Ospizio dei Cronici: rette di ricovero

3.520,00

- Sarale Angelo: kg. 3.565 di pane

9.988,00

- Spaccio Aziendale dei dipendenti comunali: verdure

15.143,00

- Azienda Municipalizzata del Gas: q.li 83,5 di legna

9.794,55

- Parola Simone: lavori eseguiti nella caserma

768,00

- Filippi Serafino: lavori eseguiti nella caserma

288,00

- Dho Giovanni: trasporto di q.li 65 di paglia da Saluzzo

4.000,00

- Cardone Clemente: riparazioni varie

205,00

- Coppo Salvatore: una stufa

2.040,00

- Campana Ernesto: due stufe e accessori

4.000,00

- Pellegrino Michele: due stufe e accessori

16.500,00

- Officine Meccaniche Bongioanni e per esse il Comitato profughi di Moulinet che ha anticipato la spesa per la fornitura di venti stufe

7.140,00

- Quaglia Lorenzo: fornitura di tubi e accessori per le stufe

13.450,00

- Municipio di Cuneo: mano d’opera per la posa delle stufe

2.308,35

- Ponsetto Domenico: riparazioni e posa in opera delle stufe

4.580,00

- Castellino Giovanni (Economo dell’Ufficio Assistenza) per rimborso spese anticipate come da distinta

1.114,00

TOTALE:

121.645,45

 

Nascite e Prima Comunione di ragazzi moulinois a Cuneo

            Il 17 settembre 1994 il sindaco di Moulinet Charles Alessi ricordò anche le nascite – e un matrimonio – di Moulinois a Cuneo:

            “Una bimba, Andrée Raibaut, fu la prima nata il 17 dicembre 1944. Sua madre, Thérèse, ha camminato per 32 chilometri, quando era incinta di cinque mesi.

Le altre mamme erano incinte di 3 o 4 mesi al momento della deportazione, e hanno dovuto percorrere completamente a piedi i 53 chilometri da Moulinet a Tenda.

Così Joseph Corradi di Sospel è nato in pieno inverno a Cuneo, il 4 febbraio 1945.

Dodici giorni più tardi, il 16 febbraio 1945, venne al mondo Catherine Collucini.

Infine Mady Truchi è nata a marzo 1945, e i suoi genitori, Louis e Réjane, si erano sposati a Cuneo alla fine del 1944”.

            Domenica 8 aprile 1945, una settimana prima della partenza da Cuneo, 17 ragazzi e 7 ragazze di Moulinet fecero la loro Prima Comunione in Duomo; la fotografia (riprodotta in copertina) li ritrae alle spalle del parroco del Duomo, don Mario Bessone, del Vescovo di Cuneo, Mons. Giacomo Rosso, e di don Abassit, parroco di Moulinet.

Sul bollettino parrocchiale di maggio 1945 leggiamo queste parole: “Settanta bambini e cinquanta bambine ebbero la bella grazia di accostarsi per la prima volta a Gesù. Funzione sempre cara e commovente, quest’anno con l’intervento di ventiquattro tra bambini e bambine profughi dalla Francia alla vigilia del loro ritorno in patria, ai quali il Parroco volle pure indirizzare la sua parola”.

 

Testimonianze rese da Moulinois

            Sul quotidiano “Nice – Matin” del 18 settembre 1994, Lucien Platano ha riportato alcune testimonianze di Moulinois.

Jean Truchi, che allora era un ragazzo di 11 anni, ha detto che “Noi eravamo dei deportati, non dei prigionieri. In effetti, per noi ragazzi questa deportazione fu meno difficile da sopportare che per gli adulti. Per noi era una formidabile avventura”.

Di fatto, se la maggior parte degli uomini fu requisita per lavori dai tedeschi, le donne ebbero la possibilità di lavorare presso famiglie italiane per procurarsi qualche sussidio economico.

Due insegnanti, Louisette Belmont e Yvonne Joseph, organizzarono una scuola interna per i numerosi bambini e ragazzi.

Per tutti i testimoni, la cosa veramente difficile da sopportare furono le condizioni di alloggiamento nella caserma, dentro cameroni da 12 a 40 persone. Jeanne Dallonis ha ricordato che “Bisognava sopportare una promiscuità non sempre evidente. E poi i pagliericci erano infestati dai pidocchi e d’inverno faceva freddo”.

 

Testimonianze di riconoscenza verso i cuneesi

Ancora sul citato numero di Nice – Matin leggiamo che: “Nella caserma la vita si organizzò con il sostegno discreto ma efficace di numerosi abitanti di Cuneo”. Jean Truchi ha aggiunto che “Ogni volta che mia madre parlava di quel periodo, insisteva sulla riconoscenza che dovevamo avere verso certi italiani che hanno fatto di tutto per migliorare le nostre condizioni d’esistenza.

Bisogna dire che la Resistenza si organizzava anche in Italia contro il fascismo e che in un certo senso, portare un aiuto a dei Francesi era un modo di marcare la propria ostilità al regime di Mussolini”.

Tra i molti cuneesi che hanno aiutato concretamente i Moulinois, sono ricordati in modo particolare i coniugi Celestina (“Titin”, 1912 – 2010) e Cesare Delprete (1904 – 1978).

Il 17 settembre 1994, 50° anniversario della deportazione, il sindaco di Moulinet, Charles Alessi, nel Salone d’Onore del Municipio di Cuneo disse che il senso della cerimonia era anche “nella riconoscenza dei Moulinois nei confronti delle donne e degli uomini di Cuneo che, nonostante la presenza delle truppe tedesche, a settembre 1944 seppero accogliere le persone anziane, le donne, gli uomini e i ragazzi di Moulinet con delicatezza e soprattutto con un senso di ospitalità”.

 

Il Maresciallo degli Alpini Andrea Drago

            Alle dipendenze della Sezione di Cuneo del Genio Militare, egli era il consegnatario della caserma Carlo Emanuele III durante il soggiorno dei Moulinois. Due documenti d’archivio ne fanno l’elogio.

Avendo avuto notizia di un ventilato trasferimento del maresciallo Drago, l’11 ottobre 1944 il Commissario Caiani si affrettò a scrivere al Comandante della Sezione del Genio Militare chiedendo di non trasferirlo, perché “La particolare esperienza e la diligente attività del maresciallo Drago troverebbe assai difficilmente riscontro in un eventuale sostituto”.

            Pochi giorni dopo la Liberazione, a maggio del 1945 il nuovo sindaco di Cuneo, Ettore Rosa, scrisse una Dichiarazione nella quale si legge che “dal mese di ottobre 1944 il predetto Maresciallo Maggiore Drago Andrea ha con solerzia e con fattiva intelligenza prestato assistenza affettuosa ai predetti profughi (di Moulinet), curando anche gli interessi di questo Municipio al cui carico erano gli stessi. Tali mansioni che non rientravano nei doveri del Drago, perché semplicemente custode della caserma, egli le ha svolte spontaneamente e gratuitamente. Tanto si attesta perché rispondente a verità”.

 

Il contributo spese del Consolato di Svizzera e il ringraziamento ai cuneesi

            Il Consolato di Svizzera contribuì sempre al pagamento delle spese sostenute dal Comune di Cuneo per il mantenimento dei 458 Moulinois. L’ultimo contributo fu erogato con un assegno bancario della Cassa di Risparmio di Torino di lire 104.323,05 per “le spese sostenute per la fornitura della legna ai profughi della caserma Carlo Emanuele di Cuneo e le spese di posa in opera delle stufe”, inviato con lettera accompagnatoria da Carlo Roessinger il 14 aprile 1945 al podestà Andrea Caiani, con queste parole di ringraziamento:

            “Mi è grato cogliere l’occasione per manifestarVi l’ammirata gratitudine dei rifugiati francesi per quanto la città di Cuneo – Autorità e privati – ha fatto per alleviare la sorte di questi rifugiati durante questo rigido e difficile inverno, e questo in un momento in cui, come a tutti è noto, le preoccupazioni delle Autorità responsabili per il normale rifornimento della cittadinanza sono della massima gravità”.

 

 

Il ritorno a Moulinet

            Fu ancora Carlo Roessinger, il Capo della Sezione Interessi Stranieri del Consolato di Svizzera a Torino, a organizzare il rientro dei Moulinois in Francia.

            Il mattino di giovedì 12 aprile un primo gruppo di Moulinois partì dalla stazione ferroviaria di Cuneo per Torino. Una pubblicazione del Municipio di Moulinet del 1989 ricorda che “la composizione di questo convoglio ferroviario era lontana dall’essere innocente e pacifista, poiché cinque vagoni, soprattutto in coda, erano riservati allo Stato Maggiore tedesco, permettendo così di evitare i sabotaggi dei patrioti italiani”.

            Il 14 aprile una seconda parte di Moulinois fu portata a Torino con un convoglio di auto e il 16 aprile partì l’ultima frazione composta di anziani, bambini e malati, ma nel viaggio il convoglio fu mitragliato dall’aviazione alleata, causando alcuni morti e feriti.

            Domenica 22 aprile tutti i Moulinois partirono in treno da Torino alla volta di Milano, e “ancora una volta il nostro convoglio di civili, donne, bambini e anziani, ha permesso ai tedeschi di camuffarsi per raggiungere poi la frontiera con la Svizzera”.

            Il 24 aprile i Moulinois giunsero a Chiasso, in territorio svizzero, e di lì proseguirono per Nizza, dove arrivarono il giorno dopo.

            Sebbene Moulinet fosse stato liberato dai tedeschi già alla fine di ottobre 1944, il rientro nelle case avvenne solamente il 26 agosto 1945, (undici mesi dopo la partenza!), perché fu necessario procedere prima allo sminamento del territorio comunale.  I Moulinois “ritrovarono le abitazioni gravemente danneggiate, saccheggiate, distrutte o bruciate”, ma senza perdersi d’animo iniziarono subito i lavori di sistemazione e di restauro. Dopo il rientro in paese, ci furono ancora alcuni morti e feriti gravi per lo scoppio di mine che non erano state rimosse.

            A causa della deportazione, Moulinet ebbe ventun morti (vedi l’elenco in copertina).

Il 31 ottobre 1987 ai Moulinois che erano stati deportati a Cuneo fu consegnato l’attestato di “Persona deportata in paese nemico” (l’Italia di Mussolini!).

 

La targa per il 70° Anniversario della deportazione dei Moulinois a Cuneo

            In questi anni, diverse gruppi di Moulinois con i loro Amministratori Comunale sono venuti a Cuneo per fare memoria della deportazione dei loro concittadini nel 1944.

            Essi ritornano sabato 18 ottobre 2014 per il 70° anniversario, con il loro sindaco Guy Bonvallet. Per quest’occasione l’Amministrazione Comunale di Cuneo, con il sindaco Federico Borgna, ha voluto inaugurare in Piazza Santa Croce, dove sorgeva la caserma Carlo Emanuele III, una targa commemorativa bilingue (italiano – francese) con queste parole (testo di Giovanni Cerutti):

“Sull’area di questa piazza sorgeva la caserma Carlo Emanuele III, che dal 3 ottobre 1944 al 13 aprile 1945 ospitò 458 abitanti del Comune di Moulinet (Alpes Maritimes), deportati a Cuneo per ordine delle autorità militari dell’esercito tedesco d’occupazione.

L’Amministrazione comunale di Cuneo, il Consolato della Svizzera di Torino e la popolazione cuneese cercarono, per quanto possibile, di limitare i disagi della permanenza nella caserma, sopportati con fierezza dai Moulinois.

Il ricordo della loro deportazione rappresenta un severo monito contro tutte le sofferenze che in tante parti del mondo continuano a colpire le popolazioni civili per guerre e conflitti armati.

Cuneo, 18 ottobre 2014”.

 

 

Documenti e testi consultati:

 

- Archivio Storico del Comune di Cuneo, presso il Centro di Documentazione Territoriale:

Faldone 119; Categoria VIII, classe 9, fascicolo 8: “Cittadini francesi sfollati e trattenuti nella Caserma Carlo Emanuele III (1944 – 1945);

Faldone 120; Categoria VIII, classe 9, fascicolo 13.

 

- Jean-Pierre Domerego, “Sospel. L’histoire d’une Communauté”, 1980, pagg. 35 – 72.

 

- Mairie de Moulinet, “Ceremonie du 31 octobre 1987 en hommage à la population moulinoise déportée en Italie en 1944”, 1989, pagg. 16.

 

- Mairie de Moulinet, “Moulinet, Septembre 1944 – Septembre 1994. Cérémonies du Souvenir”, 1994, pagg. 20.

 

- “La tragedia di Moulinet”, in “La Guida”, settimanale cattolico cuneese, 16 settembre 1994.

 

- Marco Ruzzi, “Cuneo in guerra”, in “Novecento a Cuneo. Studi sull’Ottavo secolo della città”, 2000, pag. 156 e pag. 191.

 

- Goulven Godon – Sylvain Joseph, “La “déportation” des Moulinois à Cunéo, octobre 1944 – avril 1945”, in “Pays Vésubien”, n. 6, 2005, pagg. 111 – 134.

 

- Silvia Bono – Sandra Viada, “Con la tessera in tasca. Cuneo durante la guerra 1940 – 1945”, 2006, pag. 113.